Sabato 3 febbraio (2007 ndr) si è tenuta in facoltà D’Architettura una conferenza dell’esimio maestro Mario Botta, il quale ha presentato la sua ultima creazione, un “dono” per la comunità di Sambuceto: la nuova e segretissima chiesa di San Rocco.

In realtà l’evento della mattinata non era la conferenza in sé (del resto Botta non è certo un architetto sulla cresta dell’onda) ma l’annunciata manifestazione di protesta dei fedeli sambucetesi, incavolati per non esser stati interpellati sulla decisione di abbattere e ricostruire in un altro luogo l’amata parrocchia.

(Piccola digressione: ma come facevano i parrocchiani a non sapere nulla se già nel 2004 era stato fatto un concorso – Tetraktis, per chi se lo ricorda – che dava per assodato l’abbattimento della chiesa e la costruzione in sua vece del municipio? E che fine ha fatto quel concorso se poi di punto e in bianco spunta Botta a progettare la piazza? Chi progetterà il nuovo municipio?).

Arrivato tardi e pertanto perse le prima battute dell’incontro, sono rimasto amaramente deluso.

Mi aspettavo cori da stadio, fedeli incatenati alle poltrone rosse della sala, pie donne inneggianti slogan di protesta del tipo “SVIZZERO:NO GRAZIE”, oppure “GESU’ GIUSEPPE E MARIA, ALLONTANATE BOTTA DALLA CHIESA MIA”, o ancora “A BOTTA RISPOSTA:GIU’ LE MANI DALLA PARROCHIA”.

Niente di tutto questo.

La conferenza si è svolta in assoluta tranquillità seguita da un civile ed emozionato intervento di un solo temerario sambucetese.

Del resto, come si fa ad attaccare uno che sembra la nonnina di Heidi? A Botta, con quella capigliatura bianca cotonata, gli occhialetti, la camicia senza collo e la sciarpetta, manca solo il riflessante azzurro nei capelli per essere identico a mia nonna.

E poi, ha parlato con pacatezza, semplicità, ha spiegato i suoi progetti con la partecipazione di un artigiano.

Insomma, sarà anche un po’old-style, ma il suo lavoro lo sa fare.

La conferenza è stata tutta un susseguirsi di sue architetture religiose che poi sono culminate, guarda caso, nel capolavoro di Sambuceto, il quale si è rivelato la classica “chiesa alla Botta” di cui vi do ora la ricetta:

modello 3d

“Chiesa alla Botta” (per 500 persone)

Ingredienti:

1 monografia di Khan da tenere sott’occhio;

1 manciata di forme geometriche regolari;

svariate tonnellate di mattoni o, se non ne avete in casa, di Lecablock bicromi;

1 spolverata di polvere dorata per decorare.

Esecuzione:

prendete la vostra figura geometrica prescelta (quadrato, esagono, cerchio a vostro piacimento), disponetela in pianta ed estrudetela verso l’alto. Io ho usato SketchUp ma Rhino o Autocad andranno bene lo stesso.

Estrudetela rispetto al piano d’imposta secondo un asse ortogonale oppure inclinato a seconda di quanto vi sentite “moderni” in quel momento.

Tagliate , incidete e sagomate la parte superiore del prisma ottenuto, in modo tale da ottenere una figura diversa da quella di partenza, per es. quadrato-cerchio, cerchio-ellisse, quadrato-croce, come nel caso di Sambuceto.

Ricoprite di mattoni e la chiesa è servita.

Ora, tornando al progetto, il problema non risiede tanto nella chiesa, che di per sé può essere anche interessante, ma nell’impianto generale che vuole esaltare, connettendoli fisicamente, i due virtuali centri cardinali del paese, quello sacro della chiesa, e quello profano del municipio.

Il piano, infatti, prevede una piazza ellittica di fronte al nuovo municipio che si collega con un ampio percorso pedonale alla nuova chiesa passando sotto la trafficata via Tirino.

(A proposito del sottopasso, Botta ha esclamato: “Se non c’era il sottopasso io nemmeno accettavo di fare il progetto!” come se attraversare la strada sulle strisce pedonali fosse un insulto all’architettura bottiana.)

Il fatto è che se fossi stato io il parroco, col cavolo che mi facevo rifilare quel campetto su via Tirino a due passi dalla attuale piazza principale la cui importanza è data (altro che dal futuro nuovo municipio) dal mercato settimanale che vi si svolge e dall’edicola dove tutti i pescaresi vanno in incognito a comprare le riviste sporche.

Se proprio avessi dovuto scegliere un’area, l’avrei certamente presa vicino al vero centro cittadino, il cuore pulsante della rinascita culturale ed economica sambucetese: l’Auchan.

Anzi, per dirla tutta, avrei scelto un bel terreno a metà strada tra l’Auchan e l’Ipercoop, così sai quanti fedeli finalmente in chiesa la domenica. Inoltre, basta col vecchio nome di San Rocco, solo Madonna ormai si può permettere di chiamare il figlio così. Avrei scelto qualcosa di più moderno, che so, qualcosa tipo “Nostra Signora del 3+2” o “Il Sacro Mall dello Shopping Celeste”.

Arch. Giovanni Caffio

Su gentile concessione dell’autore (già pubblicato su Mente Locale del Marzo 2007).