…saprà recuperare la sua forza propositiva e valorizzatrice?

saprà vagliare fra gli edifici e i materiali che la storia ci trasmette in modo da fondare su di essi o su parte di essi le nuove relazioni che la città storica incessantemente crea?
saprà dimensionarsi sulla giusta misura e sulla giusta tecnica?
ma soprattutto avrà architetti capaci di sostenerla?

oppure dovremo assuefarci alle varie poetiche delle sovrintendenze o a quello nazionalpopolare degli enti che invano credono di essere i tutori delle città?

dovremo scegliere e accademicamente assuefarci ad un male minore o rischiare di dire finalmente, e ancora, qualcosa di vero?

sinceramente non credo la nostra generazione sia ancora pronta a sillabare qualcosa.
forse il nostro lavoro potrà aprire la strada affinchè nuove generazioni possano tentare l’impresa.
ma gli architetti dello starsystem sembrano usare l’evidenziatore per scrivere lettere là dove una semplice matita potrebbe essere usata più efficacemente.
e il rischio che anche le generazioni future siano impegnate più a ridurre l’inchiostro acrilico degli evidenziatori che ad usare la matita è forte.

dobbiamo forse vestirci da maestri in un paese dove coloro che avremmo voluto chiamare maestri  si sono rivelati semplici illusionisti se non immobiliaristi scrupolosi?

Il Parallelografo