Rapino e le sue meraviglie: la Grotta, la Torre e … la Cava
La Grotta del Colle di Rapino è un luogo sacro dei popoli italici. Qui vennero trovate la famosa statuetta detta “la dea di Rapino”dell’età arcaica e la celebre Tabula Rapinensis: la “dea”,oggi esposta al Museo La Civitella di Chieti,consiste in una testimonianza cultuale della Dea Celfia (Galli)legata alla natura e alla fertilità e ai cicli dei campi, come simboleggiano le sue tre spighe di grano sul disco che porge; la “legge”,una piccola lamina di bronzo di ca. 15×15 cm, su cui è incisa una iscrizione in osco marrucino, una legge sacra che ha a che fare con il culto di Giove e la pratica del sacro meretricio. Inoltre si cita la “Touta Marouca”, popolo dei Marrucini, e della “ocre Tarincria”, identificata nel vicino insediamento fortificato di Civita Danzica.Il reperto fu acquistato dal Mommsen per i Musei di Berlino, successivamente trafugato dai russi nella seconda guerra mondiale,oggi conservato nel Museo Puskin di Mosca.
Nei pressi della stessa Grotta abbiamo la torre del Colle,edificio di avvistamento il quale paramento murario presenta feritoie che scandiscono i vari livelli di calpestio parte di un insediamento fortificato di epoca medievale sorto nel XIII secolo a difesa del territorio governato dalla potente abbazia di San Salvatore a Majella. Il castello iniziò a spopolarsi nel XV secolo e fu completamente abbandono dalla popolazione che si trasferì a Rapino. Oggi la torre si trova in uno stato avanzato di disgregazione e abbandono. La copertura e la volta a botte del primo livello sono cadute,l’intorno è completamente inaccessibile,questo però non vuol dire perdita di valore e giustificata non conservazione.
Alla sinistra della torre e della grotta (come si vede nella parte finale del video) abbiamo un’altra meraviglia,la Cava.
Una voragine nella montagna ormai entrata nell’immagine della Majella che si espande
a macchia d’olio. Dove arriverà?
Clicca il link per vedere il video
http://it.youtube.com/watch?v=mgmII0F8Xi8
Alfredo Mantini
fantastico potremo sempre proporre un itinerario turistico-tecnico “ALLA VOLTA DELLE CAVE” , camminata salutare, e pranzo al sacco!!!
scherzi a parte,alcune opere sul paesaggio in spagna e in francia hanno riguardato il recupero di discariche o cave dismesse
si verissimo, e ci sono interventi che hanno saputo dare una nuova identità a luoghi (non luoghi) devastati da interventi antropici di questa natura speculativa! recuperando cave e/o ex discariche che soo diventate paradossalmente parchi urbani o archeologici!
il sacco d’Abbruzzo!
French Architect Wins Pritzker Prize
che me ne dite di questo Nouvel? Il museo arabo di Parigi e’ bello…
ma perche’ in Abruzzo c’e’ tutta questa smania di cave? Tutto quel materiale a che serve? Per andare poi a costruire le meravigliose palazzine turchese di cui nel precedente post? Siamo messi male….
E in Italia di solito quando l’estrazione di materiale dalle cave finisce, cosa si fa per riportarle ad uno stato visivo decente?
so io la risposta (purtroppo)… prima scavano per estrarre l’argilla e poi riempiono di spazzatura! almeno questo è quello che succede nel mio paesino (motta sant’anastasia CT), ma devo ammettere che quì non è in pericolo nulla d’importante se non la salute degli abitanti dei paesi limitrofi…
che bellezza… 🙁
cavano la pietra calcarea della majella detta “gentile” per la sua facilità di lavorazione,si parlava della chiusura di questa cava…a pretoro è stata dismessa
con che coraggio si può dire “recupero di cave dismesse” o tutela della natura (http://ricerca.gelocal.it/ilcentro/archivio/ilcentro/2008/11/28/CH3PO_CH302.html)?
Io che a Rapino ci vivo vedo benissimo che le cave come stavano stanno…non mi fido affatto di chi afferma cose non vere, fate un giro e vedete se lo scempio c’è ancora o no (ma si direbbe proprio di si),ditemi voi del sito che siete più esperti nel campo…
tutto fumo negli occhi per distrarre