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Prima di partire per il Ferragosto, ho notato che anche il gran palazzo color giallo, che ospitò uno dei Comitati elettorali di Luciano D´Alfonso, sarà presto demolito.

Il grande edificio si presenta come una struttura moderna, eseguita tra il 1940 e 1950. La facciata è liscia, le finestre alte e verticali. Anche i balconi lisci e in muratura.

A ben vedere però, la struttura, confinante con l´antico Palazzo Forlano (quello con le figure dei “parrucconi” rossi sulla facciata) riserva alcune sorprese.

L´ingresso dell´immobile è costituito da una specie di galleria a travi di ferro e voltine in mattoni. Questa è una soluzione tipica del centro di Pescara in caso di riunione di stabili più piccoli per creare volumi più grandi.

Un´osservazione più profonda (delle facciate laterali, della struttura interna), e uno studio nell´Archivio comunale permetterebbe sicuramente di scoprire che si tratta di due ex-villini o palazzine con un piccolo giardino della vecchia Castellammare Adriatico, riunite e sopraelevate di più piani a formare l´odierna mole che si vuole demolire.

Si avrà buon agio a creare molti più solai (cioè piani) da quelli esistenti (come nel caso del cosiddetto “Palazzo Grecale” sul Lungomare Matteotti), cioè a formare una più ampia superficie abitativa e dunque maggiori guadagni rispetto alla vendita della superficie attuale.

E´ il caso di dire che il “Moderno mangia il Moderno”. Il ciclo di produzione e distruzione di quest´architettura, di segno davvero moderno, con l´edilizia contemporanea è stato davvero breve. Le sostituzioni edilizie in una città come Pescara, con un tessuto urbano di qualità superstite a lacerti, andrebbe operato con altro studio e oculatezza.