Alcuni giorni fa, percorrendo un inconsueto tragitto sulla via del ritorno a casa, sono stato colpito ed incuriosito dalla sagoma di un edificio affacciato tra la vegetazione e il profilo dell’Ospedale Santo Spirito a Pescara.

 

Mi sono avvicinato ed ho scattato qualche foto.

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Si tratta di un edificio residenziale sito in via Montebolza (traversa di via Rigopiano), realizzato dalla Campolesi costruzioni di Lanciano (CH), progettato dall’Arch. Anna Conti.

 

La costruzione è inserita in un contesto piuttosto eterogeneo con il quale è difficile rapportarsi, infatti, sono presenti a pochi metri, alcune pregevolissime costruzioni risalenti alla seconda metà dell’800, come la Filanda e il Castello Giammaria, ma anche costruzioni di tutt’altra fattezza come un palazzo di 6 piani risalente all’incirca agli anni ’70/’80 del ‘900, o lo stesso complesso dell’Ospedale civile, o il parcheggio multipiano. In questo difficile sistema di riferimenti e sedimenti si colloca l’edificio in questione, che infatti sembra nascere dalle fondazioni di una vecchia abitazione (sul modello di quella adiacente a 2 piani) di cui conserva le volte a crociera al piano terra.

 

E’ possibile riconoscere 2 corpi di fabbrica, il primo, appunto, adiacente alla preesistenza, si sviluppa a torre per 3 livelli, il solaio del quarto livello funge, probabilmente, da terrazza comune ed è protetto da un leggero e minimale pergolato in listelli di legno montati su una struttura metallica.

Gli stessi listelli sul fronte ovest formano un brie soleil curvo alto quanto tutto l’edificio che corre per tutta la larghezza dei balconi, offrendo una sorprendente superficie apparentemente continua e riflettente.

L’altro corpo si sviluppa in lunghezza; entrambi i lati lunghi dell’edificio sono trattati nello stesso modo e affacciano su delle micro corti all’inglese con divisori di vegetazione.

 

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In sintesi l’edificio si distingue per sobrietà ed eleganza grazie anche all’uso di pochi materiali ben armonizzati tra loro: l’uso di sottili listelli di legno, il bianco delle murature e delle strutture portanti e delle finiture in acciaio.

Risulta piuttosto irrisolto, invece, il rapporto con la piccola abitazione adiacente, mentre interessante è il legame che si instaura tra gli affacci posteriori e il lato breve del rudere dell’Ex Filanda.

Sicuramente esempi di Architettura come questa non possono che arricchire la percezione della qualità del costruito.

Forse utopico, ma di certo auspicabile sarebbe recuperare gli spazi e le strutture della Filanda con un intervento di restauro e recupero adibendone magari gli spazi ad un uso pubblico (museale, laboratorio artistico, biblioteca…).

 

 

Per approfondimenti: www.annaconti.it

 

(foto di Davide Fragasso)