La storia di questo progetto ci riporta al 2001 quando una vecchia casa padronale ed un piccolo lembo di terreno sulle sponde del torrente Foro vengono ereditate da un brillante giovane del posto,  sensibile all’architettura e al design contemporaneo. Una zona, quella di Cerreto di Miglianico, violentata dal lungo viadotto a scorrimento veloce della provinciale Val di Foro che dalla Costa sud di Francavilla al Mare – Ortona porta direttamente alla pede-montana appeninica della Maiella. Negli anni ’80 dello scorso secolo questo scempio stradale ha difatti staccato la proprietà D’Aversa dagli argini romantici sottostanti del fiume Foro, applicandola a forza ad una neonata zona artigianale appena dietro le spalle della casa. Come dire, una violenza nella violenza. 

Uno dei tratti più caratteristici della Val di Foro, sottostante l’antico Santuario di San Pantaleone irto sul colle di Miglianico da più di ottocento anni, lottizzato a favore di decine di realtà piccolo-industriali che ne hanno segnato almeno per adesso il territorio.

 Casa Famigliare anni 60 preesistente  recupero Casa preesistente Miglianico    Come pensare il rifacimento di una casa familiare degli anni ’60? Come inserire il nuovo progetto al di sotto di una strada provinciale trafficata e rumorosa e accanto a dei capannoni prefabbricati dalle forme stilistiche anonime e dalle presenze ingombranti nelle dimensioni? La tematica si presentava complessa, ma la caparbietà del nuovo proprietario e la volontà di realizzare un progetto che provasse a ridare lustro residenziale a tutta la zona che si sviluppa dal Golg Club Miglianico fino al bivio Miglianico – Ripa Teatina – Chieti ci hanno sempre stimolati e guidati nella realizzazione del nuovo manufatto architettonico. L’idea progettuale è molte semplice e ribadisce la forma e il volume originale della vecchia struttura nata da misure relative alla “piantumazione regolare all’italiana” (5mt. x 5mt. circa). Misure che inducevano i contadini a riportare nelle loro case misure necessarie a riporre al chiuso le attrezzature agricole (vedi carri, motori, vanghe, etc.). Quindi dimensioni care alle rimesse agricole poste nella nostra casa originale al piano terra della struttura proprio al di sotto della vecchia Strada Provinciale. Misure queste che riuscivano a far sviluppare dimensioni comuni a quasi tutte le case costruite con questo criterio fino alla fine degli anni ’60. Un quadrangolare marginalmente irregolare di circa 12 mt. x 12mt. per due piani di altezza dei quali il piano terra interamente dedicato come supporto alle attività agricole, e il piano superiore, quello nobile dedicato alla residenza familiare nato in origine agganciato alla allora vecchia Provinciale da un terrapieno utilizzato come piccolo parcheggio per gli ospiti.  

Partendo da questi vincoli e ribadendo la volontà progettuale di far leggere queste misure imposte dalla storia della casa anche nell’esecuzione finale, l’architettura del nuovo manufatto è risultata quasi naturale. Abbiamo solo scritto un nuovo linguaggio architettonico ricco di vuoti e pieni, che voleva rispettare segni e convenzioni di un maestro dell’architettura come il Prof. Giorgio Grassi, anch’esso chiamato 25 anni prima in quella stessa zona, a progettare case familiari e strutture pubbliche.

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  Casa D’Aversa oggi si presenta quasi interamente completata ed è abitata dai proprietari già da tre anni. Il marmo “travertino navona” che ricopre interamente la struttura fino al tetto nascosto, completamente realizzato in legno e alto nel suo colmo più di 1,50 mt., è il protagonista assoluto dell’edificio. Scelta voluta per appoggiare-contrastare in maniera elegante tutte le “forme scatolate” dei capannoni artigianali che coronano a nord le spalle della nuova abitazione. Una provocazione stilistica che vuole evidenziare come una forma architettonica semplice possa riuscire a contrastare con carattere la visuale generale di una zona artigianale erroneamente inserita tra il degradare romantico e poetico delle colline della Val di Foro e nello stesso tempo ergersi con forza, in quell’ibrido contesto territoriale, come caratteristico riferimento visivo della zona. Tutte le tecniche costruttive si rifanno alla storia delle maestranze locali e portano in dote la semplicità esecutiva dei manufatti architettonici realizzati. Il balcone, come l’ingresso esterno e la pensilina per gli automezzi ancora da installare, sono realizzati in modo leggero e cercano in ogni modo di proporsi come supporti strutturali leggeri. Realizzati univocamente in ferro smaltato bianco e  legno cercano in ogni modo di proporsi come segni elastici applicati a strutture ben più solide come la casa, l’ingresso o la dependance-solarium. Il verde che circonda tutte le strutture è sistemato con una precisa volontà fono-assorbente e di limitazione di visuale esterno-interno ma non nel contrario. Infatti dall’abitazione sono tutelate le visioni della Maiella o del colle di Miglianico e sono state velate quelle per strade e capannoni artigianali.      

 

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