Di te fino all’ultima goccia
fetida ambrosia oleosa
cibo di stolti insaziabili
nettare di semidemiurghi
vogliono estrarre dal derma
profondo della terra ferita
per ardere fuochi sempre più fatui
plasmare gingilli ancora più effimeri
accumulare profitti mai più godibili
sono gli ultimi sàtrapi stupidi
imperanti su di un volgo indolente
mescola iniqua d’indigenti ed abbienti
anche qui vogliono trafiggere i monti
con i loro metallici aculei
per succhiare qualche sorso d’essenza
senza rimorsi se orsi e pastori
da saggi e antichi abitanti
diverranno profughi tristi
senza ritegno se falde e sorgenti
da linfe vitali s’abbasseranno a liquame
vorrei esser sepolto e disfatto
per non vedere lo scempio
la trivella e il suo rombo
il viscido fango percolante dal pozzo
un dubbio mi ferma nel desiderio
dal mio scheletro un residuo di vita
permanga dal calcare assorbito
e sia condannato ad assistere
impotente all’oltraggio.