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Questa è una storia Teramana lunga decenni, che oggi vede demolita parte di un edificio storico che insisteva sui resti dell’antico teatro romano nel nucleo urbano della città. La demolizione in questione riguarda Palazzo Adamoli, prendo il blog di Siriano Cordoni come fonte cronologica di un processo di riuso dell’antico teatro, forse sulla scia dell’intervento di De Lellis alla Civitella di Chieti. In molti di questi articoli e di queste vicende decennali i dibattiti sono numerosi ma troppo spesso sembra venire meno un chiaro programma progettuale di riferimento, è impossibile, in secondo luogo, sviscerare una linearità limpida di intenzioni dai vari interventi che ci sono stati durante la vicenda.

L’Associazione “Teramo Nostra” è impegnata dagli anni ottanta all’idea di rivalorizzare e ridare funzione di attrattore culturale dell’antico teatro, visione rimasta per anni nello stato embrionale fino a quando, come vediamo nella cronologia di Cordoni, nel 1998 i proprietari del palazzo fanno richiesta agli enti preposti il rilascio della concessione edilizia per “restauro e risanamento conservativo A” dopo aver visto negata dal Comune la richiesta di modifica del tetto per la mancata autorizzazione della Soprintendenza. Vi rimando al link per studiare i vari passaggi, vincoli, vendite, diritto di prelazione ribadito dai vari Soprintendenti..che subito dopo rinunciano a questo. Viene successivamente richiesto dalla Regione! Il 25 luglio 2003 il diritto di prelazione della Regione decade misteriosamente per cui la società proprietaria cede l’immobile alla “Immobiliare Undici” di Milano, l’anno successivo (Aprile 2004) la Soprintendenza impone il vincolo di tutela indiretta, annullato un DM del 1998 è possibile da qui in avanti demolire gli edifici insistenti sull’orchestra, non si possono apportare modifiche a queste preesistenze in nessuno degli spazi esterni ed  interni. Siamo verso la fine del 2004, viene fuori la necessità di acquisizione formale da parte della Regione Abruzzo dell’immobile attraverso fondi CIPE. Nel dicembre 2005 viene approvato il progetto di valorizzazione del teatro che prevede lo smontaggio del fabbricato (qui possiamo vedere alcune foto di Cordoni delle volte che molto probabilmente non ci sono più) e sul cartello vediamo che l’inizio della data dei lavori risale al 7 luglio 2006. Nel Novembre 2007 il Soprintendente ai Beni Archeologici Andreassi dichiara al Comune di Teramo che nel cantiere di abbattimento, di pertinenza della Sopr. BAP di L’Aquila, non risultano rinvenimenti archeologici sotto lo stesso palazzo e che sono necessarie opere di consolidamento e protezione dei resti del teatro romano.

Nel blog Pensieri Teramani Walter Mazzitti pubblica una serie di interventi tra Teramo Nostra, Gianni Chiodi (era sindaco di Teramo),Betti Mura (l’allora Assessore alla Cultura della Regione Abruzzo) e molti altri, tutti favorevoli al progetto.  Anna Maria Reggiani, direttore regionale MiBAC, approfondisce il discorso del problematico conflitto tra archeologia e città, una necessità di fruizione del sito archeologico e di condivisione trasversale dei progetti che è secondo lei raggiungibile solo dopo il superamento della posizione legata al feticcio e alla sacralità di qualsiasi fase storica, una condivisione carente che preoccupava Chiodi, dove ribadiva che da un lato l’accoglimento della scelta di riuso, ma dall’altro faceva notare la totale assenza di dibattito nella città, stessa nota condivisibile la fece Betti Mura sull’essenzialità di un eventuale discorso preliminare che non c’è e nomina i casi di Sagunto e Brescia, dove le “buone intenzioni” non avevano basi solide nell’accettazione della cittadinanza e hanno subito un percorso di ripensamento, causa di ciò un contesto culturale di base simile a quello teramano dove conservazione e innovazione non possono trovare un compromesso se non nel demandare a quelli che verranno la risoluzione di un iter complesso, ma stando attenti a ricevere il prima possibile i fondi necessari alla demolizione di Palazzo Adamoli. Assai preoccupante il render di copertina del sito che mostra la ricostruzione com’era dov’era del teatro di Teramo con vezzo post-manierista di finto crollo e velario sospeso, forse incollato con paint.

In tutto questo, cercando di essere umile (ahimè) osservatore, non capisco come si possa valorizzare uno spazio  archeologico così fragile. Mi viene automatico un confronto con il teatro romano di Chieti (no l’anfiteatro/Civitella) che possiede ancora una sua unità materica, nonostante  l’importante liberazione dalle superfetazioni una persona di qualsiasi formazione, e con un pò di impegno, riuscirebbe a percepire un teatro, anche con il  suo palazzo ottocentesco occupante, come a Teramo, lo spazio dell’orchestra. A Chieti una buona soluzione è stata data con la Civitella e sarebbe ancor più una forzatura applicare una funzione ai resti del teatro romano, se non quella di renderla almeno visibile con dei percorsi “leggeri” (terme e teatro romano a Chieti sono fortificate).  Ma Teramo qualora necessitasse del riuso di tale opera, come potrebbe vederne reintegrata la volumetria di una struttura quantitativamente povera di materia? Alla Civitella di Chieti la “nuova” cavea aggiunta copre meno di un quarto della conformazione ellittica e si può permettere di ospitare concerti di artisti del rango di Patti Smith e Franco Battiato. Qui potremmo bandire concorsi di idee, chiamare superarchistar, affidarlo a dei laboratori di studio..ma come verrà integrata questa archeologia con il progetto? Al diavolo le coperture di vetro, al bando le concezioni “ortodosso-conservative” come dice Elisabetta Mura, ma come si ricostruisce una cattedrale gotica da un rimasuglio di contrafforte?

Nicola Facciolini afferma su Teramonews.com che lo smontaggio di Palazzo Adamoli è avvenuto a mano mattone per mattone, ma il risultato sembra meravigliare l’autore;  sul pezzo demolito è stato costruito uno sperone utile al consolidamento dell’adiacente casa Savoni che lo stesso invoca il Ministro Bondi di intervenire per l’acquisizione e la demolizione e che sono stati fatti degli sprechi riguardo l’intervento.

L’ultima conferenza stampa di Teramo Nostra risale al 28 dicembre 2009 ( AbruzzoCultura ) e riguarda un incontro circa il destino del teatro romano e il silenzio che è sceso sul tema. La stessa associazione precisa che non è stata più chiamata in causa nonostante l’impegno storico che la lega al progetto, dichiara quindi che presenterà un esposto alla Corte dei Conti per lo sperpero di denaro pubblico che in dieci anni ha portato solo peggioramenti dello stato dei fatti.

Credo che il delirio non finirà qui. Come era per Santa Maria Maggiore di Lanciano e Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila prima del sisma, abbiamo perso una degna e modesta aggiunta storicizzata per un vuoto ancora da risolvere.

altre fonti utili:

sirianocordoni.splinder.com