Italia S.p.A.
L’assalto al patrimonio culturale.

L’Italia e la gestione del suo patrimonio pubblico. L’importanza ed il ruolo delle soprintendenze, del Ministero dei Beni Culturali, di privati e fondazioni; un’analisi chiara, tecnica e pungente sul funzionamento degli enti di tutela e promozione della cultura in Italia, e sul loro attuale stato di salute.

Settis in questo testo dal titolo inequivocabile, con linguaggio limpido e tecnico, pur tuttavia alla portata di tutti, ripercorre con impeccabile precisione il processo che dal dopoguerra ad oggi ha trasformato il nostro paese, da riferimento mondiale della cultura, modello istituzionale vincente della gestione del patrimonio storico architettonico e culturale, in un importatore di modelli esteri scadenti e decontestualizzati, che nel loro sovrapporsi a quello del Sistema Italia, hanno indebolito e screditato in maniera difficilmente reversibile il funzionamento di quello che proprio all’estero era considerato un modello unico.

Partendo dalla trasformazione della terminologia: beni culturali, ex Belle Arti, passando per patrimonio culturale, arrivando fino alla definizione di giacimenti culturali, si sintetizza il passaggio da un atteggiamento di identificazione e riconoscimento nel patrimonio culturale, rappresentazione al contempo di valori unitari e regionali, ad uno tendente al riconoscimento in essi di soli valori economici.
Un atteggiamento che crede di valutare in termini aziendali le attività culturali , da quelle teatrali e cinematografiche a quelle museali, proponendo infine quale panacea di tutti i mali il mitico modello americano.

Dalle leggi Bassanini, a quella firmata Veltroni fino all’attuale codice Urbani, da destra a sinistra tutti d’accordo; un sottile eppure terribilmente dannoso scalfire l’autorità del pubblico, indebolendo i suoi rami sul territorio, a favore di una lenta e non meglio definita introduzione del privato dentro la gestione dei beni culturali. Dalla assurda ed insensata separazione della gestione (manutenzione e cura) del bene affidata – manco a dirlo – al pubblico, rispetto alla valorizzazione (promozione e gestione economica) affidata al privato; passando per l’ultima trovata del ministero dell’economia (con naturale e incondizionato avallo del Ministero del Beni Culturali) di alienare il patrimonio pubblico, anche quello ritenuto bene culturale e quindi tutelato, vendendolo a due società per azioni (la Patrimonio s.p.a e la Infrastrutture s.p.a.).

Lontano da ragionamenti squisitamente demagogici, e altrettanto distante da speculazioni intellettuali sull’importanza della cultura in un paese primo al mondo per numero beni definiti patrimonio dell’umanità, tutelati dall’Unesco; Settis affronta il tema con freddezza e lucidità, considerando l’attuale situazione economica, e proprio da questa prende spunto per criticare la politica bi-partisan di svendita e affidamento a privati del patrimonio culturale del paese che rappresenta una fetta corposissima dell’economia italiana.

L’ampiezza di visione, l’ampio respiro delle tematiche (economiche, culturali, sociali e politiche), e l’assoluta competenza con il quale è scritto, fanno di questo testo uno strumento fondamentale per la conoscenza delle nostre risorse ed un ottimo punto di partenza su cui improntare i ragionamenti per la future scelte politiche e civili di ognuno di noi.
Un testo che torna ancor più attuale se rapportato ai recenti fatti di cronaca, dai crolli pompeiani e romani, fino all’ultima notizia dei lavori di restauro del Colosseo di cui si fa carico il privato.