Da qualche tempo a questa parte proliferano nella rete, specialmente su Facebook, gruppi di iscritti di ogni età e provenienza che si battono per un bene comune, come nel caso fortunato di Abbattimento di Palazzo Coppa a Città san’Angelo che conta più di 1000 iscritti (caso raro per questi temi) o come Salviamo gli alberi di viale Nettuno a Francavilla al Mare , un allarme che ha coinvolto tutta la cittadinanza riguardo la decisione dell’amministrazione comunale di eliminare gli alberi del viale più bello della cittadina perché causa del dissesto dei marciapiede.

Non dimentichiamo che stiamo parlando della città che negli ultimi dieci anni ha visto sorgere ancora altri scempi, degni delle migliori epoche del cemento selvaggio, come il porticciolo sull’Alento e il resort costruito sulla sabbia vicino il confine con Pescara, e non finisce qui. L’ennesima pagina Facebook porta il nome di Salviamo Palazzo Sirena, ovvero un gruppo contro la demolizione promossa dal Sindaco di Francavilla al mare dell’immobile costruito nel dopoguerra in piazza Sirena che guarda la chiesa di S.Franco, lasciando intatto l’edificio in mattoncini di recente costruzione progettato da Mosé Ricci. Motivo della decisione di abbattimento? Troppi costi, l’edificio non è più sostenibile, come non lo sono più le radici delle piante che oltre a dare salubrità rompono le strade e l’asfalto, quindi Tabula Rasa! Via tutto!

Come vediamo nelle nostalgiche immagini della pagina citata, Palazzo Sirena era un gradevole edificio eclettico a unica sala progettato da Antonino Liberi nel 1888, simbolo di una felice cultura balneare Francavillese, che è ormai scomparsa. Durante la guerra subisce dei danni e viene totalmente demolita, come fu per Villa Sabucchi di Pescara. Quello che venne costruito dopo, e che abbiamo ancora oggi, è un immobile più alto e più ampio del precedente, con un loggiato molto semplificato costituito da pilastri quadrati e una copertura a padiglione vetrata ai lati. Non si tratta certamente di un capolavoro dell’architettura moderna, ma potrebbe essere certamente utile per una serie di funzioni commerciali e sociali che animerebbero la stagione estiva. E’ da ritenere comunque di difficile comprensione il valore di questo immobile se paragonato a situazioni recenti ben più gravi, come la decisione di demolizione (sempre da parte dell’amministrazione comunale) di un palazzo antico e importante come Palazzo Coppa in un borgo pluripremiato come Città Sant’Angelo, ma non è comunque da applicare allo spazio urbano nessun atteggiamento ludico e impetuoso (come è accaduto per San Rocco di Sambuceto con la perdita inutile del campanile, all’infuori di ogni valutazione critica era comunque l’unico marcatore territoriale locale) . Lo spazio privato nel frattempo diventa sempre più intoccabile e sacro, e la prassi di non demolire l’abuso diviene regola. Grida ancora vendetta, invece, il palazzo del tribunale vecchio a Pescara che a parità di istanze andrebbe demolito urgentemente, se pensiamo alla qualità urbana che potrebbe riportare il ripristino di quella piazza circondata da bellezze architettoniche discutibili (il palazzo Monti, dalla facciata a pianta curvilinea) e indiscutibili (i villini e i palazzi del primo novecento che cingono via dei Marsi e via Vittoria Colonna).

Oggi Palazzo Sirena presenta un immobile gemello alle sue spalle che poco comunica visivamente con il primo, appaiono come un Giano bifronte, uno rivestito nel basamento di marmo, verniciato di colore rosa sulla parte,  l’altro rivestito di mattoni chiari, sempre simmetrico come il primo ma con i fianchi curvilinei senza angoli e con soluzioni monumentali alla Mario Botta. La seconda facciata, che è il risultato di un concorso concluso negli anni ottanta e guarda il pontile sul mare, dovrebbe essere quella che secondo i piani del comune di Francavilla al Mare (sintentizzati nell’immagine caricata sulla pagina Facebook) si salverebbe dall’autodafé, e come nelle migliori tradizioni di renderisti nostrani, sono ormai immancabili le visioni idilliache di cieli tersi, palme californiane e specchi d’acqua al posto del vuoto lasciato da Palazzo Sirena.

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