Si è da poco diffusa la voce secondo la quale la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per l’Abruzzo ha avviato la procedura per apporre il vincolo etno-antropologico su Palazzo Sirena, edificio pubblico e iconico della Francavilla del secondo dopoguerra. A fare istanza nel Novembre scorso, fu il comitato di cittadini Risorgi Sirena insieme ad Italia Nostra di Chieti e Pescara, al Ce.s.a.r. (Centro Studi sull’Architettura Razionalista) di Roma, all’Archeoclub Abruzzo e alla delegazione di Francavilla, al Consigliere Comunale Stefano Di Renzo e al Buendia.

L’eco mediatico e l’interesse pubblico suscitato dal dibattito politico sulla demolizione o meno del Palazzo, ha portato i più a focalizzarsi su quella che è solo una parte, seppur importante, della nuova Francavilla del Sindaco Luciani.

“La città multicentrica”, così viene definita, sulle linee di mandato approvate in Consiglio, l’operazione di restyling di quelli che vengono definiti i tre ‘nuovi’ poli della città. Piazza Asterope, Piazza Sirena, Teatro del Mare, un “sistema tripartito” riprogettato per mettere in relazione la costa con il centro storico e le aree agricole e collinari più interne. Un’opera coraggiosa? Non direi. Un’Amministrazione che si spende per grandi opere di ‘riqualificazione’ di spazi aperti pubblici, con progetti che non riescono ad attivare processi di rigenerazione urbana, non la definirei coraggiosa. La mancanza di visione del proprio operato del tempo, proprie delle Amministrazioni locali degli ultimi anni, sta generando città-strumento che poco hanno a che fare con l’idea politica di città-pubblica innovativa. Opere-manifesto elettorale e non più opere-manifesto culturale stanno infestando i nostri territori, privandoli di carattere identitario, di funzionalizzazione organica e capacità di fare cultura.

Francavilla al Mare, città dicotonica, in cui il valore storico viene riconosciuto a quei pochi monumenti legati al Cenacolo D’Annunziano e dove la contemporaneità sopravvive nell’assenza di luoghi della condivisione, nella periferia dormitorio, nella demonizzazione del bene pubblico, non risponde alle aspettative preposte.

Dopo la presentazione, nel 2012, dell’interessante studio di sostenibilità, frutto di una collaborazione tra il Comune e l’Università D’Annunzio (Ricognizione urbanistica dei sistemi della Città di Francavilla al mare, prof. M. C. Forlani e R. Mascarucci), si immaginava una progettazione più consapevole e misurata, attenta alle risorse pubbliche e ai beni paesaggistici. Cosa che, ad onor di cronaca, mi sembra in parte ben riuscita con la realizzazione della pista ciclabile sul lungomare nord.

E, invece, nel 2013 viene pubblicato il primo progetto/idea (?) dell’Auditorium Sirena, a cui si succede, nel 2016, un’alternativa che continua a limitarsi alla sola immagine pubblicitaria, evitando di dare, volutamente, una soluzione progettuale. Sono più recenti i progetti degli altri due poli, attualmente in fase di realizzazione.

In attesa che gli enti preposti si esprimano sulla questione di Palazzo Sirena, invitiamo nuovamente il Sindaco a ripensarci, ad allinearsi all’idea di città contemporanea innovativa, che sfrutta l’esistente per il bene della collettività.