La prima “visita”,

svolta nel primo pomeriggio del 5 marzo da docenti e studenti intirizziti sotto un gelido acquazzone, si è indirizzata dapprima ad una piccola realizzazione nell’ex-cimitero di Montesilvano Colle: traslate le salme, la municipalità ha deciso di trasformare lo spazio resosi libero all’interno dell’antico perimetro murario.

Marco Volpe (con C. Di Gregorio, I. Accili, G, Di Giacomo, M. Trivarelli) ha realizzato una interessante operazione strutturandovi un auditorium all’aperto (tradizione della città adriatica che ha annoverato tra i suoi luoghi più frequentati cinema e teatri “en plein air”): la preesistenza è costituita dal muro di mattoni con inserti di pietra che cinge lo spazio a suo tempo destinato a campo d’inumazione, dai pochi resti di un portico che probabilmente accompagnava l’andamento della cinta muraria.


L’intervento contemporaneo non tenta mai falsificazioni e mimetismi, non ha problemi a dichiararsi sempre come “nuovo”, “altro” dai frammenti antichi, attraverso un uso senza fronzoli del cemento armato a faccia vista, dialogando con la storia con commenti e arricchimenti scambievoli.

Questo procedimento può costituire un insegnamento sulla questione controversa delle occasioni di trasformazione urbana costituite da aree dismesse e da spazi comunque liberi, numerosissime nella città adriatica, che più che salvaguardare deve reinterpretare.


Successivamente abbiamo visitato la piazza realizzata da Marco Volpe per sottolineare la presenza dell’antica Colonnetta, lungo la via Vestina a Montesilvano: la piazza è interamente in pietra Santafiora del viterbese ed è incassata rispetto al piano di campagna per ritrovare una sua unità staccandosi dalla frammentazione individualista delle case che la perimetrano.  (Foto di Massimo D’Arcangelo)

Carlo Pozzi