Intervento: edifici ad uso residenziale

Luogo: Pescara, Via Monte Sirente

Progettista: Luigi Coccia con Roberto Ferrini

Committente: Edildada s.a.s. Pescara

Anno di redazione del progetto: 1998 – 2000

Anno di esecuzione: – 2000 2002

Impresa esecutrice: Edildada s.a.s. Pescara

Dati dimensionali dell’intervento: superficie residenziale mq 1.100

Le Case Monte Sirente sono localizzate lungo il Fossetto del Confine, tracciato da un piccolo corso

d’acqua, oggi intubato, che separava originariamente il territorio di Pescara da quello di Francavilla al

Mare. Disposte parallelamente alla strada che si immette sul Lungomare Sud, le due costruzioni

insistono su un lotto stretto e allungato, elemento persistente di una antica trama agricola che

orientava i campi lungo la direzione collina-mare. Nulla rimane oggi dell’uso originario, la campagna è

stata totalmente assorbita dalla città, palazzine residenziali occupano i campi occultando il suolo

residuale con asfalto e betonelle.

Ad una chiara tipologia edilizia riconducibile alla casa in linea costituita da due unità abitative per

piano servite da un vano scala centrale, si sovrappone una immagine architettonica giocata sul

rapporto tra contenuto e involucro, tra mattone a faccia vista e cemento. Questi due materiali

vengono adoperati seguendo le tecniche costruttive tradizionali: il mattone, di colore giallo paglierino,

disegna la tessitura di un muro ad una testa, foglio esterno di una ordinaria tamponatura a cassetta; il

cemento armato, gettato in opera, definisce il telaio strutturale interno alle murature e, prolungandosi

verso l’esterno, disegna un involucro rigato che avvolge i due fabbricati. I materiali diventano così il

mezzo espressivo della forma che a sua volta traduce contemporaneamente una idea di staticità e di

dinamismo.

Se nell’edificio più arretrato rispetto al mare l’involucro genera un sistema di logge a protezione del

sole al tramonto, nell’edificio antistante la membrana di cemento bianco sale verso l’alto confluendo

nella copertura e aggettando verso il mare. Memoria di un involucro ritagliato e contraddittoriamente

ridotta ad elemento lineare, questa sottile membrana tocca tutti gli elementi della composizione, li

riassume, li accompagna sino al tetto, assumendo ogni impegno espressivo e formale. In copertura la

membrana riprende il suo valore tettonico tornando ad essere il profilo di un piano che coincide con

una falda del tetto e si prolunga sino a definire una grande terrazza aperta verso il mare. Ma questo

piano, che ascende verso l’alto, viene ritagliato e piegato al suo interno per comporre la seconda

falda del tetto. Un vincolo normativo che impone l’utilizzo di un tetto tradizionale a due falde, diventa

l’opportunità di una sperimentazione formale inedita che non rinuncia però a svelare, attraverso

opportune fessure ricavate sulla copertura, la sua natura costruttiva.

I due fabbricati nascono da una precisa esigenza dettata dalla committenza, quella di realizzare

piccoli alloggi per giovani coppie e per bagnanti. La piccola dimensione degli alloggi viene

compensata da ampi terrazzi di affaccio verso il mare e verso la collina, spazi di estensione della vita

domestica, luoghi potenziali per appropriazioni e microtrasformazioni; al tempo stesso l’involucro in

cemento rigato, connotando architettonicamente i fabbricati, definisce un ordine formale tale da

sottomettere le manomissioni operate dagli abitanti.