Oggi Andrea Iezzi ci propone un interessantissima riflessione sul tema della città e della programmazione e gestione del territorio, partendo da una analisi molto critica e particolarmente attuale di Antonio Cederna, risalente al gennaio del 1960!

Il giornalista milanese in questo articolo approfondisce il rapporto che le amministrazioni comunali delle maggiori città italiane hanno instaurato con il territorio, e nello specifico ci restituisce uno  sconcertante quadro di quella che è la situazione della provincia e della città di Pescara, quale esempio di una scellerata ed ignorante politica urbanistica, capace di rigettare il piano redatto da un grande architetto come Piccinato a favore di una più redditizia “filosofia” speculativa e fondiaria!

Stupisce come i fatti raccontati da Cederna risultino perfettamente adattabili (quasi riconducibili) alla situazione contemporanea, che vede l’interesse dei privati prevalicare l’interesse del pubblico. Così pure, come Benevolo, in una agghiacciante e precisa analisi, in “L’Italia da costruire” (Laterza, Bari, 1996), snocciola i veri problemi dell’edilizia del nostro paese, dal boom economico ad oggi, risalendo a monte le catena, e così riassumendoli, ovvero: 1_l’ingessante organizzazione e distribuzione delle competenze fra gli enti preposti alla progettazione del territorio, 2_l’assenza di un completo e semplificato (ma efficace) corpo legislativo in materia urbanistica, 3_la logica con la quale il pubblico baratta terreni e premi di cubatura con i privati in cambio di servizi, e,  4_l’anomalia della natura sussidiaria del mercato residenziale pubblico rispetto al “normale”mercato  italiano.

Queste stesse questioni risultano riproporsi costantemente senza soluzione di continuità sino ad oggi.

Nel 1960 Cederna ce le racconta così: L’imbroglio di Pescara