Riportiamo di seguito i comunicati di Alessandro Feragalli e Sandro Paludi (Gruppo unione per San Giovanni Teatino) in opposizione alla costruzione di nuovi centri commerciali nella Val Pescara.
Il circolo di Rifondazione Comunista Peppino Impastato di San Giovanni Teatino esprime la netta contrarietà all’approvazione della variante al piano regolatore che si discuterà nel consiglio comunale di martedì 25 novembre.
Il provvedimento, che prevede l’ampliamento degli attuali centri commerciali e l’apertura di altri 8 oltre all’insediamento di Ikea, è l’atto finale di un amministrazione comunale che sta portando al collasso un territorio ormai afflitto da livelli di inquinamento record. La stessa Regione Abruzzo nel piano di risanamento della qualità dell’aria ha vietato l’emissione in atmosfera di fumi e polveri alle nuove attività produttive localizzate a Sambuceto.
Rifondazione Comunista attraverso il suo consigliere comunale Alessandro Feragalli si opporrà alla variante al piano regolatore per l’impatto negativo sulla qualità dell’aria che essa produrrà a causa dell’incremento del traffico veicolare conseguente all’apertura dei nuovi centri commerciali.
Il nostro voto contrario è un voto per il futuro del territorio e per l’economia locale, per la difesa del piccolo commercio, già in difficoltà, che rischia di scomparire con la conseguente perdita dei posti di lavoro a favore di multinazionali che producono nei paesi sottosviluppati a costi irrisori e portano i profitti nei paradisi fiscali.
Altri comunicati stampa:
– Gruppo Consiliare Unione per San Giovanni Teatino
– Gruppo Consiliare Unione per San Giovanni Teatino2
Alf è l’ennesima risposta della politica al tema della sostenibilità! E a quanto pare è la migliore risposta che sia capace di dare in quanto a programmazione del territtorio a lungo termine! ..continuiamo così…dritti verso il baratro!!!
Non mi piacciono i centri commerciali, ma bisogna riconoscere che sono molto comodi e spesso anche convenienti. Ragionano secondo fattori di “scala” che, se poi ci pensate, sono gli stessi
che fino a ieri hanno fatto la fortuna dei centri storici. In cosa si distinguono? Gli spazi interni imitano la loro complessità, ma evitano il traffico, l’angoscia dei parcheggi, i costi elevati dei prodotti in vendita. La battaglia va combattuta ma non basta vietare, ci vuole programmazione affinché in una condizione di libero mercato, la competizione tra centri commerciali nuovi e storici, non si sviluppi su basi impari.
Per esempio si potrebbero impiegare le tasse pagate dai centri commerciali per creare zone franche, con infrastrutture di facile accesso al centro città, così da facilitarne la fruizione e lo sviluppo commerciale.
Comunque il problema non è di semplice soluzione anche perché
le nostre amministrazioni non sono state in grado di costruire le alternative economiche e occupazionali per poter rifiutare.