Potevamo noi
che siamo ossa in bilico
tenute in tale stato
da soffice e pensosa carne
sì da poter mirare
profondo d’orizzonte
dove dritte vie si fondono
potevamo non pagare noi
onore tanto grande
senza onere pesante
noi che scaviamo grotte
e delle cavate pietre
rotte con fatica e ingegno
innalziamo torri snelle
cupole bastioni e forti
posti ad ornare colli
e indurre a invidia monti
noi vertice di follia al mondo
abissi di pazienza e astuzia
di Damocle sottostiamo a spada
la Terra dal profondo
ostinata ci ricorda il compito
lo fa con tremendo rombo
con aleatoria scossa
a pura coincidenza unita
stiamo su questa crosta
in transito verso altre oasi
forse più permanenti
macerie salme profughi
ne sono suoi testimoni
sisma acquattato al buio
insidioso come serpente
tu non sei mandante
neanche sei tu sicario
ma salomonico esecutore
sapremmo inocularci antidoto
scampare al tuo fatale morso
eppure ci distraiamo
incauti ammassiamo fango
fingendoci che sia marmo
scesa che sia la polvere
alzatosi su di lei il silenzio
piante le dovute lacrime
rialziamo le nostre vertebre
drizziamole come colonne
se noi erigiamo templi
può essere che lo facciamo
per rispecchiarci in essi
ammirare luccichio d’eterno
filtrato da un divino lampo
altrimenti abiteremmo tane
di vesti non ci copriremmo
non avremmo soggiogato il ferro
non avremmo indagato il sangue
non dato nome ai campi
nemmeno c’interesserebbero
le angustie degli antenati
che pane mangeranno i posteri
se dal suolo veniamo scossi
è solo per ricordarci d’essere
viventi quanto mai speciali.
foto Chiesa della concezione, Paganica. Raffaella Del Biondo
Le parole di Marco sono i nostri pensieri.
Ho letto con interesse la lettera di questo medico, che dice cose agghiaccianti, che ho sospettato appena ho avuto notizi del sisma.
Metto il link, ma la lettera meriterebbe di essere ripresa.
http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/sisma-aquila-5/sisma-lettera/sisma-lettera.html
Ed iniziano le demolizioni facili in Abruzzo… con la scusa del terremoto si cerca di demolire in fretta a Penne, a Pianella… e magari in provincia di Chieti.
Sono notizie da approfondire. C’è da stare molto in guardia. Dal “Centro” di oggi.
dalla lettera di Massimo Gallucci
“Repubblica” online del 14 aprile 2009
“[…] Per strada, davanti il mio ingresso, gli studenti che alloggiano in affitto negli appartamenti di fronte in cemento armato. Sono una decina, in strada. Una ragazza piange: “non ne posso più, ho paura voglio andare via”. Un ragazzo l’abbraccia protettivo. Stai tranquilla. Sono scosse di assestamento. Ormai ci siamo abituati.
Così ci prepariamo, come ogni sera quasi tranquilli. A letto. Io, mia moglie e mia figlia. Un letto d’epoca, veneziano, con una spalliera piuttosto alta, che avrà un ruolo in questa storia. Stranamente essenziale e per questo bellissimo. Lascio la luce dell’abat-jour accesa.
All’una circa sono svegliato da un’altra scossa. O l’ho sognata? Resto sveglio. Dopo un po’ ne arriva un’altra.
Alle 3 e mezzo il letto salta, si muove. Non c’è più luce elettrica, polvere dovunque, si fa fatica a respirare tra la polvere e l’odore acre, inconfondibile del gas di città, e il ballo continua, accelera, è forsennato, sale il rumore, quel borborigmo che diventa un ululato rotto dagli allarmi delle auto e da grida, grida, grida attorno. Virginia chiama. Mi butto su di lei per ripararla dalla pioggia di calcinacci e urlo: “Non preoccuparti, è finito, è finito!”
Ripeto istericamente quella frase per 22 secondi. […]”
Terremoto, l’appello dei piccoli borghi del Gran Sasso
(appello di Nadia Miriello)
CASTEL DEL MONTE (13/04/2009) – Nonostante le rassicurazioni sull’assistenza tempestiva e mirata nell’emergenza causata dal sisma, i piccoli borghi del distretto Baronia di Carapelle del Parco nazionale Gran Sasso Monti-Laga si sentono “soli”. Soprattutto dopo che da questa notte, alle scosse interminabili si è aggiunto un nuovo nemico: il freddo.
Ecco la situazione paese per paese, raccontata dagli amministratori:
Castel del Monte
Nelle parole del sindaco Luciano Mucciante si percepisce tutta l’amarezza per un supporto che, almeno per il momento, pare solo di facciata. «Il Com 6 di Navelli (Centro operativo misto, ndr) – spiega – non è effettivamente operativo: ci contatta per chiedere solo dati e sapere quanti pasti ci servono, anziché aiutare concretamente la popolazione. C’è ancora molta disorganizzazione e abbiamo dovuto provvedere da soli a scaricare le tende al campo sportivo. Da stanotte, poi, la temperatura è scesa a meno due gradi, è venuta giù l’acquaneve e nessuno si è preoccupato di venire a controllare come siamo messi, per fornirci magari delle giacche a vento». Il centro storico è stato dichiarato inaccessibile da lunedì scorso perché il campanile è crollato, la chiesa completamente lesionata e molte case hanno subito danni sicuramente aggravati dal susseguirsi incessante di nuove scosse. Dopo la catastrofe che ha messo in ginocchio l’Aquila, molti residenti del capoluogo che hanno la seconda casa a Castel del Monte hanno raggiunto il piccolo borgo e nel campo sportivo sono state allestite 60 tende, che ospitano molti anziani e bambini. Garantiscono la sussistenza alla popolazione i 3 alimentari, oltre agli aiuti arrivati da ogni dove, e funziona a pieno regime anche la farmacia, la cui titolare è delegata provinciale della Croce Rossa. «Abbiamo però urgente bisogno di una tenda-mensa riscaldata – sottolinea il primo cittadino – perché la gente della tendopoli è costretta a mangiare fuori anche sotto le intemperie. Inoltre abbiamo già fatto richiesta per un modulo di energia elettrica, dal momento che attualmente possiamo contare su uno solo». Infine, il sindaco Mucciante lancia un accorato appello ai colleghi di altri Comuni italiani: «Adottate il borgo per salvare il nostro patrimonio storico-culturale».
Per fornire aiuto: Luciano Mucciante 333/7171884
Santo Stefano di Sessanio
«A Santo Stefano – spiega il sindaco Elisabetta Leone – abbiamo bisogno soprattutto di stufette per far fronte al ritorno improvviso del freddo. Per il resto, ce la siamo cavati da soli: non potevamo aspettare gli aiuti». La torre medicea, simbolo del paese, è crollata con la scossa devastante del 6 aprile e i pochi abitanti vivono accampati in 7-8 tende montate nel campo sportivo, appena fuori dal paese. Per quanto riguarda i danni alle abitazioni, la situazione non è ancora chiara: «Aspettiamo l’intervento dei Vigili del Fuoco per capire quanto è compromesso il nostro centro storico».
Per fornire aiuto: Elisabetta Leone 349/7651884
Villa Santa Lucia degli Abruzzi
«Questa notte – racconta l’assessore Goffredo Sericola – da noi c’è stato il finimondo, tra acqua e vento, e le tende improvvisate da qualche abitante non hanno retto. Sono ancora in piedi, invece, le quattro tende allestite al campo di calcetto, perché le abbiamo ancorate al cemento. Per la refezione usiamo il bocciodromo coperto, appena fuori dal paese, che è a prova di sisma». L’assessore Sericola, con il collega Gianni Gianleonardo, è in costante contatto con il sindaco Maria Pia Colagrande, che si trova a Jesi dalla figlia perché la sua casa aquilana di via Garibaldi è distrutta. Il ritorno del freddo li ha spinti a chiedere bombole per il riscaldamento al Com 6 di Navelli. «Per ora – spiegano – ci stiamo arrangiando con 4 “funghi” a gas recuperati nelle due chiese del paese e portati nel bocciodromo». I viveri fortunatamente non mancano, nonostante l’unico negozio di alimentari abbia chiuso i battenti l’anno scorso. L’assistenza medica è invece assicurata dal medico condotto, che però si divide anche tra l’Aquila e Capestrano.
Per fornire aiuto: Goffredo Sericola 329/6192192 – Gianni Gianleonardo 338/9048533
Castelvecchio Calvisio
«L’assistenza del Com, istituito solo due giorni fa, si sta rivelando meramente burocratica». Il j’accuse arriva dal sindaco di Castelvecchio Calvisio, Dionisio Ciuffini: «E’ vero che si tengono in costante contatto con noi per aggiornarsi sulla situazione – spiega – ma dopo la telefonata, ci chiedono di mettere i dati per iscritto e di mandarli via fax o via e-mail, che è una missione impossibile perché entrare in municipio è un rischio e tra l’altro non possiamo in questi momenti di emergenza lasciare il paese per portare in auto la documentazione a Navelli». A Castelvecchio il centro storico è transennato e, anche se non si registrano gravi crolli, negli edifici ci sono muri e volte lesionati. L’unico negozio di alimentari, il bar e il ristorante sono chiusi, ma almeno per il momento i viveri non sono un problema. Gli abitanti non sono ancora completamente sistemati e molti dormono in macchina in attesa dell’arrivo di altre tende. Attualmente ce ne sono 14 nel parco pubblico all’ingresso del paese, che ospitano circa 120 persone. Restano sprovvisti di un rifugio una quarantina di residenti. «In questi due giorni di festa – precisa il primo cittadino – alcune famiglie hanno raggiunto i parenti, ma al ritorno dovremo trovare una soluzione per tutti gli sfollati». Finora, per il reperimento repentino di stufette, tende e gruppi elettrogeni, provvidenziali sono stati il fai-da-te e le conoscenze. Nella tendopoli i bagni chimici sono disponibili da ieri, ad integrazione dei 3 bagni pubblici già in funzione nel parco. Il grosso dell’assistenza alla popolazione lo si deve alle associazioni, al volontariato e alle forze dell’ordine.
Per fornire aiuto: Dionisio Ciuffini 339/4900353
Calascio
«Qui a Calascio – spiega il sindaco Paolo Gentile – l’esigenza primaria è migliorare la logistica del campo di accoglienza per gli sfollati. Ieri sera ci hanno portato le brandine, le coperte non mancano, però abbiamo assoluto bisogno di una tenda riscaldata per i pasti, in quanto i gazebo che avevamo attrezzato allo scopo sono stati demoliti dal vento forte di questa notte». Servono anche stufette per le 10 tende allestite vicino alla caserma dei Carabinieri e le 4 sistemate nella frazione di Colonia Fresca. In giornata dovrebbero arrivare le docce. I danni del terremoto registrati nel borgo sono fortunatamente limitati e si spera che le nuove scosse non li aggravino. Sono caduti alcuni edifici piuttosto vecchi, muri a secco e comignoli, ma il centro storico non è stato chiuso perché i Vigili del Fuoco non hanno riscontrato particolari criticità in un primo, sommario sopralluogo. Qualche anziano vive ancora in casa, ma per la piena tranquillità dei residenti si attende nel breve periodo la verifica dell’agibilità delle abitazioni da parte di una commissione ad hoc.
Per fornire aiuto: Paolo Gentile 329/0544843
Carapelle Calvisio
Carapelle Calvisio è un paese crollato per metà e per il 40 per cento inagibile. Solo 3-4 edifici hanno retto al sisma, riportando qualche lieve lesione. Ma la popolazione è al sicuro e al caldo nella struttura ricettiva “Gliura”, ad un chilometro dal nucleo abitato. Le 80 persone che vi sono ospitate (i residenti sono 96, ma alcuni hanno raggiunto i parenti o la seconda casa al mare) dispongono di brande, materassi, coperte e stufette. «Siamo come una grande famiglia – racconta il sindaco Domenico Di Cesare – e cerchiamo di rincuorarci a vicenda. Per fortuna avevamo già letti a sufficienza nell’edificio adibito a colonia che sorge all’ingresso del paese e anche i viveri non ci mancano, grazie agli aiuti. Ci hanno assicurato che nelle prossime ore avremo pure le docce calde, mentre in questi giorni ce la siamo cavata con le fredde». I problemi post-sisma a Carapelle potrebbero sorgere nel lungo periodo, per eventuali abitazioni non agibili. «Mi ha già contattato qualche imprenditore del Nord – precisa in proposito il primo cittadino – disposto a fornirci prefabbricati o bungalow che ci faranno sicuramente comodo».
Per fornire aiuto: Domenico Di Cesare 338/9858723
dalle lettere de “Il Centro” del 26/04/2009
C’è anche un disastro
provocato dall’uomo
Gentile direttore, in momenti come questi, difficili e tragici per la storia dell’intero Abruzzo, insieme alla solidarietà e all’aiuto in tutte le forme alle popolazioni colpite dal terremoto, l’animo umano si predispone maggiormente a riflettere sul contrastato rapporto tra uomo e natura.
Personalmente mi sono trovato, nei giorni immediatatamente successivi al sisma, a dover raggiungere L’Aquila passando per l’altopiano di Navelli e ho scoperto che quel posto, così come io lo conoscevo, non esiste più. Un territorio sconvolto e devastato da una scellerata e insensata trasformazione dell’assetto viario.
Là dove prima esisteva una tranquilla strada di collegamento, per chi viaggiava da Pescara all’Aquila e viceversa, comoda, rilassante, panoramica e sufficiente a smaltire un traffico veicolare sempre modesto, oggi vi domina un megacantiere fatto di sbancamenti selvaggi di terreno, deviazioni infinite verso strade e superstrade non ancora ultimate e una serie di gigantesche rotatorie surreali la cui utilità è quantomeno dubbia. Insomma un pezzo del cuore dell’antico Abruzzo irriconoscibile, la cui geografia è stravolta con un equilibrio naturale definitivamente sconvolto.
Mi sono trovato a fare queste considerazioni mentre viaggiavo verso un terremoto naturale lasciandomi alle spalle un altro terremoto, questa volta per mano dell’uomo.
Carolo Radico Pescara