Da più di un anno abbiamo seguito un percorso giudiziario travagliato e lungo, finito però il 14 Aprile 2009.Parliamo dello scempio in piena zona Pineta Dannunziana venutosi a creare affianco al Villino Geniola, riconosciuto come patrimonio architettonico monumentale e appartenente all’ architetto Anita Boccuccia. Lo stesso dichiara che questo è il primo caso di un inversione di marcia per quanto riguarda la salvaguardia dei beni architettonici storici di una città che troppo spesso ha tralasciato i suoi punti forti, dove gli stessi tecnici del comune dichiaravano l’area “terreno di battaglia” ovvero area già compromessa e irrecuperabile.
Il proprietario del villino demolito Mario Domenico Farina, indagato per abuso edilizio, è stato condannato a 2 mesi di reclusione e a pagare 25 mila euro. Inoltre i tecnici comunali, Tommaso Vespasiano, Alessandro Coppa e Franco Liberatore,come l’architetto progettista,Giovanni Placentile, indagati per abuso d’ufficio e abuso edilizio, sono stati condannati a 8 mesi.La soddisfazione in questo sta anche nel pronunciamento di condanna in primo grado del Tribunale Penale di Pescara venuto sul limite tempistico della prescrizione, in poche parole una specie di calvario a lieto fine (per ora). Condanna, in generale ,definita maggiore di quella richiesta dal pm, come affermano gli avvocati dell’architetto Boccuccia, Gerardo Mariano Rocco di Torrepadula e Francesca Ruggiero. Nell’inchiesta Italia Nostra si è costituita parte civile e in questa copia della memoria, lasciataci gentilmente dall’avvocato Fausto Corti in una udienza di qualche mese fa, ci chiarisce sotto un profilo tecnico la gravosità del danno ambientale accusato.
Lo stato dei luoghi oggi è in parte già compromesso dal cantiere oggetto di accusa (quello sequestrato dal 2004 del Farina) che se demolito e ripristinato alla fase ante-2003 entro quattro mesi dal passaggio in giudizio della sentenza, eviterebbe il carcere ai condannati.
Continueremo a parlare dell’argomento nei prossimi articoli sperando che tale clima positivo possa estendersi alla faccenda “ricostruzione” riguardante tutto l’Abruzzo danneggiato dal sisma, e che già vede le sue prime vittime in quel patrimonio architettonico ritenuto da altri “salvabile”.
Tra i primi a parlare della sentenza c’è PrimaDaNoi
Cantiere sotto sequestro affianco al Villino Geniola (Microsoft virtual earth)
Finalmente un pò di giustizia! Però mi chiedo, perché questa disparità di pena tra i progettisti consenzienti, ed il proprietario? E soprattutto, perché solo 2 ed 8 mesi, e solo 25.000 € di multa? La privazione di un diritto da parte della comunità vale 25.000 €? Mi sembra ridicolo. Occorre disincentivare fortemente la privazione di diritti, non con pene di questo tipo.
Emanuele Pilia
@ Emanuele
mi trovi pienamente d’accordo…questo paese ha bisogno una legislazione più dura con le lobby e le caste di imprenditori (ma più in generale con tutti i grupppi che fanno sistema a danno della comunità e di quei beni irriproducibili che sono il paesaggio, l’ambiente, l’architettura e tutte le forme d’arte e cultura)!
inoltre questo andrebbe coadiuvato da una corretta e costante applicazione della legge e non con una saltuaria e impari condanna dei cosiddetti “pesci piccoli”!
intanto ci rallegriamo che almeno questa volta le cose si siano concluse per il meglio! onore al merito!
Dade
La vittoria di Anita Boccuccia non deve farci abbassare la guardia. E’ in atto l’ennesimo tentativo di sradicare la possibilità delle associazioni ambientaliste a costituirsi per gl’interessi del nostro Paese.
Da “Repubblica” online, 24 aprile 2009.
LA POLEMICA
Arriva la legge blocca-ricorsi
Se perdi al Tar risarcisci
Lo scopo dichiarato è contrastare “l’egoismo territoriale”. Ma potrebbe mettere all’angolo celebri sigle come Italia Nostra o Wwf
di MARCO PREVE
LO scopo dichiarato è quello di contrastare “l’egoismo territoriale” che rallenta “il cantiere Italia”. Ma l’effetto della legge anti Nimby (not in my back yard, non nel mio giardino), in caso di approvazione, sarà di azzerare, attraverso la minaccia di risarcimenti milionari, i ricorsi alla giustizia amministrativa da parte di associazioni ambientaliste storiche, che difendono ciò che resta del Belpaese da abusi edilizi e colate di cemento.
La proposta di legge 2271 è sottoscritta da 136 deputati del Pdl ed il primo firmatario è l’onorevole Michele Scandroglio, genovese, fedelissimo del ministro Claudio Scajola. Aderiscono, tra i tanti, l’ex ministro Pietro Lunardi, il presidente della commissione Cultura Valentina Aprea, il vice di quella Ambiente Roberto Tortoli, l’ex presidente della Regione Liguria Sandro Biasotti.
Presentata in sordina nei giorni del “piano casa”, con due brevi aggiunte all’articolo 18 della legge 8 luglio 1986 (responsabilità processuale delle associazioni di natura ambientale), potrebbe schiacciare all’angolo celebri sigle come Italia Nostra, Legambiente, Wwf, Vas Verdi Ambiente e Società, senza parlare della miriade di comitali locali.
Con la modifica 5-ter qualora il ricorso alla giustizia amministrativa “sia respinto perché manifestamente infondato, il giudice condanna le associazioni soccombenti al risarcimento del danno oltre che alle spese del giudizio”. Pensiamo a cosa vorrebbe dire un anno di fermo cantiere per il ponte sullo stretto di Messina tra una prima sentenza favorevole del Tar e una bocciatura del Consiglio di Stato: un risarcimento per milioni di euro.
“È una legge liberticida, intimidatoria, di regime – attacca l’avvocato Daniele Granara, docente alla facoltà di giurisprudenza di Genova, legale in molti ricorsi ambientali – . Confido che venga ritenuta palesemente anticostituzionale visto che l’articolo 24 stabilisce che “Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi””.
Ma per il deputato e coordinatore ligure del Pdl Scandroglio le istanze ambientaliste hanno moltiplicato “comportamenti di protesta contro le scelte infrastrutturali sviluppate da soggetti pubblici e privati… proteste che, conosciute con l’acronimo “Nimby”, determinano un ritardo costante del “cantiere Italia”… di gran parte degli interventi pubblici… e della stessa edilizia residenziale”. Tutto ciò, prosegue il deputato “senza che sia previsto alcuno strumento di responsabilizzazione delle associazioni di protezione ambientale, le quali, talvolta, presentano ricorsi pretestuosi, con il solo e unico scopo di impedire la realizzazione dell’opera pubblica”. Scandroglio aggiunge che, per combattere questa “forma di egoismo territoriale”, il governo ha già varato norme per “l’iter accelerato delle opere pubbliche.
Le modifiche richieste (la proposta è al vaglio della commissione giustizia) accennano anche all’applicazione di azioni risarcitorie ai sensi del codice civile in caso i ricorsi respinti abbiano agito “con mala fede o colpa grave”, ma secondo l’avvocato Granara questa possibilità è già garantita e prevista. La vera svolta è quindi l’eventualità di un risarcimento in caso di ricorso respinto.
“È chiaro – spiega il presidente di Italia Nostra Giovanni Losavio – che lo scopo specifico della proposta di legge è quello di mettere catene (concrete e psicologiche) alle Associazioni, impedendo di fatto lo svolgimento del proprio ruolo civico con la minaccia di ritorsioni per avere la via spianata a fare del territorio quello che “loro” vogliono”.
bhe ribadisco che il pm ha chiesto anche di meno! quindi è comunque un buon inizio..ricordiamo che a Pescara l’hanno sempre avuta vinta gli speculatori,è un fatto epocale!
bhe si concordo…si tratta di una svolta…a meno che in eventuali appelli no si ribalti la situazione! …ma intanto rallegriamoci di questo segnale di legalità!