Forse in pochi casi come quello del Circolo Canottieri “La Pescara”, la storia di un edificio è così saldamente legata, dall’inizio alla fine e per tutta la sua evoluzione, alla destinazione d’uso che ha sempre avuto. Le vicende ormai quasi centenarie della Canottieri Pescara dimostrano infatti come il connubio edificio-circolo remiero sportivo abbia determinato sempre l’evoluzione del complesso architettonico, che comprende come è noto l’edificio ma anche una ampia area di pertinenza.

L’originaria sede della Canottieri “La Pescara”, però, era posta più a valle, sempre sulla golena nord del fiume e in prossimità del ponte Risorgimento costruito dall’architetto Cesare Bazzani. Si trattava di un interessante edificio in stile eclettico distribuito su due livelli con una ampia terrazza, tema che ricorrerà poi nella nuova sede razionalista realizzata negli anni Trenta del secolo scorso. La società remiera fu fondata nel 1924, ossia prima della costituzione della Provincia di Pescara, da un gruppo di soci tra i maggiori rappresentanti della cultura locale del periodo, che comprendeva anche Gabriele d’Annunzio e suo cognato, l’arch. Antonino Liberi, che come è noto a Pescara progettò vari edifici pubblici e privati, tra cui Palazzo Perenich (1884), il Palazzo della Banca di Pescara (1892); il Grand Hotel (1910) e il Teatro Michetti; oltre al Kursaal alla Pineta Dannunziana, poi trasformato in liquorificio Aurum con il successivo intervento di Giovanni Michelucci. Fin dall’inizio, l’attività dei ‘Canottieri’ fu legata alla pratica remiera agonistica e amatoriale, come dimostrano le tante foto storiche che testimoniano anche lo stretto e intimo rapporto che il fiume all’epoca stabiliva con la città e i suoi abitanti.

L’attuale sede fu invece realizzata in prossimità del ponte di ferro sulla golena nord del Pescara nella seconda metà degli anni Trenta, quasi certamente in conseguenza della ingente esondazione del fiume Pescara dell’autunno 1934, che porterà infatti all’ideazione di una interessante fabbrica sospesa su pilotis. Il progettista è ignoto per ora; certo è che l’edificio, più di altri del periodo realizzati allo stesso scopo – ossia come sede di una società di canottaggio – rimanda con grande immediatezza e purezza di forme al tema della nave/imbarcazione: un piano terra a pilotis che ne sostiene uno superiore pensato per ospitare sul lato a monte segreteria e servizi; sul lato a valle un’ampia sala ad uso di rimessa imbarcazioni e palestra, collegata al lungofiume direttamente con una rampa centrata sul lato corto che permetteva di trasportare le imbarcazioni alla quota del terreno e quindi sul fiume. Oltre questo livello due terrazze, quella conclusiva concepita come una sorte di ponte di comando con torretta terminale. Altri rimandi diretti al tema dell’acqua e del mare erano costituiti dagli oblò e dalle ringhiere dei ponti, attualmente ancora visibili nonostante le diverse aggiunte incongrue di cui si dirà successivamente.

Analoghe architetture in Italia, anche costruite in epoche successive, mostrano molti elementi di contatto con l’edificio dei Canottieri di Pescara, come la rampa/scivolo per imbarcazioni della Canottieri “Lario” di Como, o i vari elementi architettonici che rimandano al tema del mare e della nave presenti, fra i tanti, nel circolo “Barion” di Bari o nella sede della Canottieri Varese. In altri casi, è la particolare morfologia del sito a determinare forme e volumi degli edifici, come nel caso delle sedi ‘galleggianti’ della “Reale Canottieri Tevere” e del Circolo Canottieri Roma, influenzate dalla mancanza di un’area golenale e da sponde su piani inclinati, oppure nel caso della Canottieri Flora di Cremona, anch’essa ‘sospesa’ su pilastri per prevenire le esondazioni del Po.

Nel dopoguerra, anche se tra grandi difficoltà, l’attività della società nella canoa e nel canottaggio riprende con risultati notevoli in ambito nazionale, anche grazie al gruppo sportivo in seno al Circolo del 68° Comando dei Vigili del Fuoco di Pescara. L’attività è soprattutto praticata sul fiume, in un contesto paesaggistico urbano in cui si percepisce un rapporto diretto tra edificio, golena e fiume stesso che verrà poi purtroppo mortificato nel tempo. Vengono svolte gare in tutta Italia che consentono alla società di affermarsi come una delle più forti del centro-sud del periodo, ottenendo varie affermazioni in gare nazionali.

Tra gli anni Sessanta e Settanta, proprio in un periodo in cui altre società sportive si orientano verso la specializzazione nelle discipline sportive, la Canottieri Pescara attua una politica versatile, volta a sviluppare la fase di preparazione giovanile all’attività sportiva attraverso un’ampia gamma di discipline: nasce così, ad esempio, una forte sezione di pallacanestro giovanile – la Max meyer Pescara, che fornirà vari giovani alle categorie superiori che poi si affermeranno in ambito nazionale – ; la pratica del tennis, del badminton, successivamente della ginnastica artistica e soprattutto del nuoto, con la realizzazione di uno dei primi impianti del genere dopo quello di “Le Naiadi”.

Inevitabilmente, l’esigua superficie iniziale dell’edificio, dedicata in origine solo allo sport del remo, deve ampliarsi, ed oltre ad elementi solo formali come il klinker di rivestimento esterno, che in origine non c’era e che in effetti non ha pertinenza col tema della nave, giungono la tamponatura del piano terra degli anni Sessanta per ottenere palestra e spogliatoi aggiuntivi; ancora la chiusura del ponte del secondo livello ora ad uso di pub/ristorante. Sul lato verso il fiume, infine, un corpo aggiunto in ferro e vetro ad uso di bar a servizio della piscina, realizzata negli anni Settanta a valle della sede e ora interrata dopo l’alluvione del Pescara del 1992.

Negli anni a cavallo fra il Settanta e l’Ottanta, cambia lentamente anche il rapporto con il fiume, mentre i ‘Canottieri’ proseguono la loro attività fluviale con ottimi risultati, come ad esempio quelli che conquistano due atlete, Gladis Putaturo e Lara Sabatini, che vestiranno anche la magli azzurra di canottaggio vincendo diverse competizioni nazionali. Tale rapporto, prima indissolubile sia per il diretto contatto visivo, sia per la costante e intensa attività remiera che si svolgeva in seno alla società “La Pescara” in particolare fra i due ponti pedonali e carrabili ‘storici’ di Pescara (quello di Bazzani centrato sull’asse stradale via Marconi – corso Vittorio Emanuele II e quello intitolato a d’Annunzio in asse con l’omonima via) cambia definitivamente. Fino al 1970 circa, infatti, questo tratto di fiume era segnato da due lungo-argini a verde realmente vissuti come percorsi pedonali e ciclabili, come testimoniano diverse foto d’epoca; nell’arco di pochissimi anni, in successione, questo contesto urbano è stato stravolto prima a sud dalla realizzazione del cosiddetto “asse attrezzato”, che fa anche perdere l’apprezzamento visivo del bagno borbonico nella sua interezza; poi a nord dalla realizzazione di una strada ad alto scorrimento che ha pure spezzato il rapporto tra l’edificio dei ‘Canottieri’ e il fiume.

Il 1992 rappresenta poi un anno tragico non solo per la Canottieri: coincide con l’esondazione del Pescara, che produrrà danni notevoli alla struttura portando alla cessazione dell’attività del nuoto, che aveva costituito una linfa vitale per la società nei due decenni precedenti.

Nonostante tutto, la società non si ferma, continuando nella decennale attività fluviale con l’organizzazione dei consueti campionati regionali di canoa e distinguendosi sempre anche fuori regione, aspetto che le vale il conferimento di due medaglie al valore sportivo da parte del CONI.

Nel 2004 giungono i festeggiamenti per l’Ottantenario della società, con due giorni di gare nazionali sul fiume e manifestazioni importanti come l’esibizione, sopra il fiume Pescara, delle Frecce Tricolore. Da segnalare poi il costante contributo che i canottieri offrono al comune di Pescara offrendosi, ormai da 10 anni, come equipaggio della squadra di Pescara nell’annuale Regata dei Gonfaloni, la più importante manifestazione internazionale del centro sud per imbarcazioni a remi a 10 vogatori con timoniere, e che vedono Pescara primeggiare in molte edizioni.

Nonostante varie alterazioni del contesto ambientale e della stessa fabbrica, il Circolo Canottieri “La Pescara” conserva oggi un forte valore testimoniale anche per la continuità d’uso che ha avuto (l’attività della società remiera non è mai cessata in quasi 90 anni), al quale è legittimo legare una valenza estetica all’apparenza poco percepibile: sotto le varie aggiunte, difatti, l’unità potenziale dell’edificio originario è intatta, come pure la materia che lo costituisce. Tutti gli interventi incongrui successivi, come si è detto, costituiscono in effetti delle aggiunte alla forma originaria che al di sotto di essi permane praticamente integra. E’ su questa linea di fondo che dovrebbe legittimamente indirizzarsi ora il restauro di questo importante brano architettonico della città: partendo da una solida indagine storica e documentaria unita a saggi diagnostici che indichino l’effettivo stato di degrado dell’edificio, suggerendo così i relativi interventi di consolidamento strutturale. A questo, sembra legittimo unire l’aspirazione al recupero della sua forma originaria, legata ad un fecondo periodo progettuale per la città come quello degli anni Trenta del secolo scorso.

In quest’ottica, sembrano poi schiudersi all’orizzonte varie congiunture temporali, dalla recente nomina di Pescara a città europea dello Sport per il 2012 (che porterà necessariamente ad un rinnovato interesse verso l’impiantistica sportiva cittadina), alla sempre maggior attenzione che la città mostra di dedicare alle testimonianze materiali legate alla figura di Gabriele d’Annunzio.

Il tutto senza poter prescindere dall’indissolubile legame che l’edificio ha creato nel tempo con la società dei Canottieri, che dovrà essere, anche per il futuro, considerata assolutamente parte integrante dello storico edificio.