La Centrale del latte, nella materia rimasta, è da oggi dichiarata di interesse culturale per la collettività. E’ un gesto importante quello deciso dalla Soprintendenza per un numero di beni sempre più scarso; un’azione di tutela che a sette mesi di distanza dalle due demolizioni ha visto la partecipazione attiva di più fronti, e non come viene affermato attraverso demagogie cagionevoli, solamente da alcune indicazioni politiche.

C’è un elenco sconfinato di cittadini e associazioni che ci hanno supportato, anche solo moralmente, attraverso facebook. A ottobre abbiamo approfondito il tema con la Giornata di studi grazie all’impegno di Presidenza del Consiglio comunale, Facoltà di Architettura, Archivio di stato e Soprintendenza BAP con gli interventi dell’ arch. Patrizia Tomassetti e il soprintendente Luca Maggi. Vicenda spiegata e approfondita grazie al contributo del prof. Varagnoli e agli studi fatti su Di Fausto del prof. Di Marco. Allarmi tenuti accesi da WWF, Italia Nostra, CAP, seguiti sin dall’inizio da Maurizio Acerbo e Licio Di Biase.

A riprova che non c’è stata nessuna strumentalizzazione, dopo la “Damnatio Memoriae?”  delle associazioni alla Direzione Mibac di L’Aquila  è seguita una missiva di 21 consiglieri comunali di maggioranza e opposizione a sostegno della richiesta di vincolo.

AGGIORNAMENTO – Ecco uno stralcio di Pescara senza rughe (Gangemi 2011) riguardo il D.D.R. di vincolo sulla Centrale del latte di Pescara:

D.D.R. 269 del 23 febbraio 2011 – Relatore: arch. Patrizia Luciana Tomassetti

La Centrale del Latte di Pescara, commissiona­ta dal “Consorzio Provinciale produttori del lat­te” allo scopo di aprire nella città di Pescara quello che sarebbe stato il primo stabilimento nella provincia che trattava il latte con metodi innovativi e igienicamente sicuri, era già fun­zionante nel 1932. Il progetto dell’edificio è dell’arch. Florestano Di Fausto. La Centrale del Latte nel 1932 si è imposta nel­l’opinione pubblica come stabilimento all’a­vanguardia e altamente automatizzato, tanto da essere citato quale esempio degli eccellenti risultati avuti nella trasformazione di Pescara capoluogo.

Il disegno di facciata principale, parallela a Via del Circuito rappresenta, dal punto di vista ar­chitettonico, l’elemento più significativo di tut­to il complesso, dove le scelte compositive, in reazione al rango di edificio produttivo, ne sot­tolineano il ruolo pubblico. Sebbene sia stato fortemente mutilato, rima­nendo in piedi soltanto parte della facciata, è indubbio che quanto resta è bastevole ad esplicitare i valori che questo edificio ha significato per la storia politica, sociale ed economica del­la città di Pescara. La qualità architettonica del­la facciata, che ha rappresentato un esempio per le architetture che ad essa seguirono, gra­zie all’impostazione simmetrica, permette co­munque una lettura complessiva, mentre la con­sistenza materica superstite è sufficiente ad esprimere il valore e il significato, in pratica l’in­teresse culturale particolarmente importante, che l’edificio intero avrebbe espresso.