La lista dei falsi nella nostra contemporaneità è sterminata, dalle patacche stile impero dietro i comunicati video dei nostri politici ovvero giornalisti ai balaustrini-anfore-palle dorate sui balconi o “colpi di frusta” mal disegnati, stilemi della moderna villa del mezzogiorno, esportati di massa nella tipologia palazzi per appartamenti (vedi rubrica Palazzinari). Il senso è chiaro e semplice : Apparire.

Caso sempre più insinuante è rappresentato dal finto borgo outlet, ovvero centri commerciali costruiti in aree agricole o industriali che hanno le sembianze di un borgo antico, intonaci lucidi, gamme di colore pastellato, percorsi irregolari studiati a tavolino, livelli superiori vuoti sui negozi, solo scenografia del must “i love shopping”, orgoglio di giovani e meno giovani donne dal look impeccabile, a loro agio sopratutto in tale autentico non-luogo.

Appare evidente che questi spazi sono frequentati per modo di dire; come tutti i centri commerciali e similari disseminati lungo val Pescara e dintorni,essi vogliono sostituire le piazze, si fa una sorta di struscio ma non ci si ferma a comprare niente, solo guardare. A dire il vero nella maggiorparte di questi non c’è nemmeno la figura del frequentatore non pagante ma solamente il personale fermo, con le mani in mano. Nei centri storici, nel frattempo, avviene lo svuotamento, parallelo ad un’ultima fase di museificazione. Si restaurano edifici di pregio, si creano fondazioni, si inaugurano musei, ma il piccolo commercio feriale è sempre più debole, unici “motori” di piazze e viali sono la cultura, le ricorrenze o gli eventi stagionali .

Cosa ci sia di strategico in questo ce lo chiediamo da tempo, scarse sono le ipotesi e le poche si interrogano sulla fonte di questi colossali investimenti, presagio di effettivi buchi nell’acqua. Nel lungo termine il consumo del suolo tenderà a far esplodere questa piccola bolla. Mi auguro che un giorno diverranno almeno delle grandi fattorie.