Una città trasformata, seguono aggettivi soliti da televendita come verticale,  sinuosa, tentacolare, sfrangiata.. letteratura già abbastanza digerita.

Finalmente un modo più “soft” (ma non per questo indolore) di raccontarci con uno scatto cosa abbiamo perso per strada in questi ultimi cento anni, soffermandoci con il grandangolo sugli scorci abusati della Pescara vecchia. Non una visione romantica ma un sunto temporale, di Christian De Massis, ospite nello studio di 8architetti durante la riuscita  Svecchia Pescara dedicata ai creativi under35. Il viadotto, le insegne poco curate, la contaminazione pseudo-Las Vegas/palazzinari, sono tutti elementi che passano in primissimo piano nei confronti delle fragili casette di corso Manthonè, superstiti delle succedute speculazioni. Al centro una foto d’epoca tesa da una mano, come ad aprire una porta attraverso la prima immagine che diviene lo sfondo: il vecchio ponte di ferro, i canottieri nel fiume Pescara senza i piloni dell’asse attrezzato, un equilibrio di proporzioni compromesso.

Cosa ci suggeriscono queste immagini per un progetto futuro? E’ un difficile esercizio mentale capire cosa vuole la città per se stessa, buona l’intenzione di ridare la viabilità ciclo-pedonale al lungofiume (come veniva spontaneamente usato fino agli anni sessanta) ma questo lungofiume così com’è ci piace?