foto Andrea Scorrano

Verso la fine di luglio mi sono trovato a parlare del borgo marino pescarese con alcuni signori conosciuti in quell’occasione. Sono due ex pescatori della famosa marina, un vero peccato non averli conosciuti prima del workshop Metro_borghi, uno snello con spessi occhiali neri e l’altro, novant’anni portati veramente bene (ne dimostra massimo settanta). Segno che nel vecchio borgo dei pescatori si viveva bene nonostante il duro lavoro e la miseria.

Di cosa abbiamo parlato? oltre agli aspetti nostalgici, i nomi delle vie totalmente cambiati (prima tutta la zona si chiamava via borgomarino) e la quasi ultimata sostituzione del nucleo urbano con palazzine anonime e oggettivamente orribili, il discorso si è concentrato sulle rivolte fatte negli anni settanta contro il rincaro dei carburanti (sette lire in più), il blocco del porto-canale e la continua decadenza preannunciata di quest’ultimo. Ci raccontano: “Prima di intervenire gli ingegneri consultavano noi per la direzione delle correnti marine, nel come far scorrere le acque su una darsena retta da palafitte, quindi cava.. ci consideravano la parte mancante dei loro studi, ovvero l’esperienza. Quelli che sono venuti dopo non hanno ascoltato i nostri avvertimenti, i risultati ora sono evidenti”. Si parla dei primi interventi più modesti lungo il porto canale resi vani dai successivi più invasivi come il porto turistico, la chiusura delle banchine, ma sopratutto la diga foranea che (a detta dei pescatori) ha iniziato a creare problemi dalla sua realizzazione, costruita per proteggere il porto dalle mareggiate, ma che facilita adesso un accumulo di sabbia con i fanghi portati dal fiume Pescara. A ciò si deve aggiungere una recente e continuata non manutenzione dei fondali che ad oggi sono alti poche decine di centimetri, causa predominante dell’allontanamento spontaneo delle compagnie di navigazione, che ripiegano verso altri porti più funzionali, e della pesca, in quanto le barche non riescono più a uscire in mare per l’incagliarsi degli scafi. Una delle conseguenze disastrose: la Snav farà partire i propri mezzi da Ortona anziché Pescara per i collegamenti con la Croazia.

Ecco cosa significa fare il passo più lungo della gamba.