Stimolare il riutilizzo delle zone già urbanizzate, ponendo un limite al consumo del suolo da anni irrefrenabile. E’ questo il principale obiettivo del decreto anti-cementificazione, che il premier Monti indica come “un’altra misura Salva-Italia”, che dovrebbe indurre a promuovere le attività agricole che continuano a svolgersi, o nella maggiorparte dei casi si sono interrotte. Ciò dovrebbe anche scongiurare i sempre più crescenti dissesti idrogeologici, tristi conseguenze dell’abbandono del territorio e dell’eccessiva cementificazione in aree sfavorevoli. Il disegno di legge è stato approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri, su proposta dei ministri Mario Catania, Corrado Passera e Lorenzo Ornaghi (rispettivamente dell’agricoltura, dei beni culturali e dello sviluppo economico).

I dati parlano chiaro: ogni giorno in Italia si edificano 100 ettari di superficie libera, dal 1956 a oggi il territorio nazionale urbanizzato è aumentato del 166%, come l’ampiezza di 4 regioni. L’individuazione, a livello nazionale, dell’estensione massima dei terreni agricoli edificabili prevede successivamente il divieto di trasformarli in area edificabile qualora i loro proprietari siano stati beneficiati da aiuti statali o comunitari per mantenere l’azienda agricola. Un’altra nota positiva del decreto viene dalla proposta di incentivare il recupero del patrimonio edilizio rurale per favorire l’attività di restauro degli immobili esistenti. Sarebbe utile accostare a questo decreto dei modelli di pianificazione del territorio rurale, distinguendone i confini e incentivando manovre perequative, favorendo così un’acquisizione del patrimonio agricolo anche da parte del pubblico attraverso cooperative tese a valorizzare i prodotti locali.