C’è da fare un gran lavoro

l’ora prima è da spendere in ricordo
e comprensione del perchè e del come
una scritta è finita in ferro
battuto su germanico architrave
intimando libertà al suo lettore
purchè compisse il suo lavoro

la seconda è in intensa evocazione
degli avi che appena sapevano parlare
ma dipingevano i loro compagni sacri
mangiati per resuscitare in arte
in cattedrali preparate da millenni
dal lavorio dell’acqua nel calcare

terza è tutta da impiegarsi in sguardo
intorno e in fronte a specchio
che non necessita di argento e di mercurio
basta una pozzanghera lasciata a decantare
o l’estranea persona incontrata in treno

l’ora quarta serve per accorgersi
che già si è faticato per tre ore
e nel basso ventre brontola una voce
quindi qualcosa bisogna ben fare
per saziarla e zittirla fino al giorno dopo

se l’ora quinta continui a trafficare
può essere che sai quanto arrivi subdola
la noia e la sua gemella sfinitezza
con l’inganno cerchi allora di sviarle

l’ora sesta coincide con un quarto
di giro planetario intorno al sole
mezza misura di luce all’equatore
inghiottiti per sempre nel passato
un buon motivo per passarla a meditare

l’ora settima è un onore lavorare
per chi è obbligato all’immobilità perenne
e sarebbe libero solo di raccogliere
fame sete ed abbandono

non sei ancora sazio ed un’ottava ora
ti serve per apprezzare l’estasi del riposo
va bene fai qualcosa indaffarati in un impiego
solo non ti scordare che un tempo
noi si era ospiti d’ un Paradiso

non ce n’eravamo accorti
così da principi ereditari
siamo divenuti nobili lavoratori