C’è stato tanto lavoro in questi ultimi 6 anni, dopo la rocambolesca demolizione della Centrale del Latte, per censire e riconoscere gli edifici di pregio di Pescara. La Variante al PRG sul patrimonio storico-architettonico è stata redatta dal gruppo di lavoro che appare così composto sulle delibere di Consiglio comunale:

L’architetto Giuseppe Di Girolamo – funzionario Soprintendenza Beni Architettonici e Paesaggistici per l’Abruzzo; il professor Claudio Varagnoli del Dipartimento Architettura Università D’Annunzio; gli architetti Barbara Ferri e Stefano Cecamore, che gratuitamente, hanno collaborato con i nostri tecnici,  la dirigente del Settore Emilia Fino, che ringrazio insieme a Francesca Marzetti e a Paola De Rossi.

Un’impresa tanto attesa, durante anni di distruzione mirata del piccolo patrimonio che il Comune di Pescara possiede, che sembra ora resa vana da un cambio repentino delle “regole del gioco” che la maggioranza vorrebbe far approvare in Consiglio Comunale, e che nascosto tra le mille pieghe normative da la possibilità di radere al suolo gli edifici tutelati, lasciandone in piedi la sola facciata fronte strada pubblica.

La Soprintendenza dei beni architettonici per l’Abruzzo segnala ciò nell’ambito della conferenza dei servizi relativa al procedimento della Variante al PRG ed evidenzia che –le modifiche alle NTA apportate per semplificare l’interpretazione e l’applicabilità degli interventi consentiti nella sottozona A2 … non risultino adeguate a preservare quei valori di insieme e di contesto per i quali il gruppo di lavoro ha espresso l’esigenza di una maggiore soglia di “attenzione”- ed aggiunge che –appare del tutto indebita la “ristrutturazione parziale” proposta nella variante in oggetto per la sottozona A2 “al fine di recuperare un’unità tipologica e architettonica degli edifici e permetterne il miglioramento igienico e sanitario”. Tale proposta, che esclude solo modiche dei prospetti principali i cui fronti sono prospicienti a spazi pubblici e a strade pubbliche, demolizione e ricostruzione, modifiche della sagoma, non soddisfa l’istanza di conservazione del contesto urbano e delle peculiarità degli edifici schedati,consentendo di fatto di stravolgere organismi edilizi di valore che potrebbero perdere le loro peculiarità architettoniche, formali e decorative-.

La lunga scia di perdita di testimonianze architettoniche che ci danno oggi l’idea di città, e che alcuni poteri ignoranti vogliono totalmente sostituire con progetti slegati tra loro, continua senza sosta e con un fine poco chiaro. La stessa normativa edilizia che l’Amministrazione Comunale vuole proporre appare insensata anche in un’ottica di appoggio nei confronti dei costruttori, visto che concede la possibilità di demolire l’edificio, lasciando la sola facciata, e allo stesso tempo non permette di aumentare le volumetrie rispetto a quelle preesistenti, una logica e un pensiero architettonico deviato che affonda le radici in storie amministrative poco rispettose del patrimonio minore della storia della città, quali la demolizione della stazione di Porta Nuova (l’allora Sindaco è l’attuale Presidente di Regione) con l’esposizione del “cadavere” di facciata retto da due pareti di cemento prefabbricato discordanti per altezze, ritmo, materiali… una cacofonia resa materia e contenitrice di un abbandono quasi organizzato.

Auspichiamo maggiore attenzione da parte di quella cittadinanza sveglia e attenta che quando vuole riesce a far cambiare il corso degli eventi.