La statale Adriatica 16 nei pressi di Silvi Marina è stata inaugurata nel 1926, è un risultato di tracciati rettificati che negli anni successivi ha rappresentato un’ulteriore cesura, oltre alla ferrovia adriatica, del tessuto urbano locale.

Il traffico su gomma è ancora oggi concentrato solamente sulla nazionale e sull’autostrada. A differenza dell’area Pescara-Francavilla-Montesilvano non è ancora stata realizzata una variante e la recente interdizione al passaggio dei mezzi pesanti sul viadotto autostradale del Cerrano ha peggiorato la situazione con il transito di numerosi Tir nell’ambito urbano. 

Una improvvisata viabilità simile a quella che aveva Pescara lungo corso Vittorio Emanuele negli anni settanta (per chi lo ricorda) ha provocato giustamente lo sgomento e la protesta di numerosi cittadini con il blocco dei mezzi, la notizia finita subito sulla stampa nazionale. La politica dei tempi rapidissimi ovviamente vuole correre ai ripari per contrastare il dissenso e dopo pochi giorni ha presentato un progetto di variante “smart”, più economico del piano mai realizzato che prevedeva delle gallerie (come già avvenuto a Montesilvano e Francavilla al Marre) e che sarebbe costato 200 milioni di euro. Questo nuovo programma vuole intervenire con due innesti collegati alla statale 553, uno a nord e uno a sud, evitando la costruzione di gallerie e connettendosi così ad una infrastruttura preesistente che già evita il tratto incriminato nella parte centrale di Silvi Marina, ma che a nord sale e si interna verso Atri.

Non è carta già vigente ed approvata (anche se sicuramente già voce di spesa) e verranno presentate sicuramente numerose osservazioni, è comunque chiaro l’impatto che questa nuova strada potrebbe avere sui terreni agricoli e sulle proprietà di notevole interesse paesaggistico. Parliamo di terreni collinari finora fortunatamente illesi dal boom edilizio che la fascia adriatica ha subito dal dopoguerra ad oggi, aree di rispetto che riescono a testimoniare ancora oggi un rapporto tra costruito e ambiente, e parliamo di terreni limitrofi ad immobili privati tra i pochi dichiarati di interesse culturale come Torre Martinetti Bianchi e la Villa Pretaroli.

La Torre Romani-Verzella, antica masseria con annessa colombaia, ben visibile dalla strada statale ed ancora intatta (sia nello spazio attorno che nella sua integrità strutturale) avrebbe un’altra “barriera” verso il mare, mentre affianco al rudere della Silvanella, dentro quel che resta del parco di Villa Pretaroli, verrebbe costruita una grande rotatoria. Oggi, agli occhi di chi si ferma a vedere quello che è, parliamo di oliveti ed immobili storici in pieno degrado ed abbandono, ma cosa potrebbero diventare questi luoghi che mantengono comunque un fascino, un valore ed una testimonianza storica locale?

Torre Romani Verzella – volo 2015 BluFactory® Loris Ricci

 

Una città con uno sguardo lungo dovrebbe prendere in carico anche la previsione sulla preesistenza, anche se privata, considerando una probabile vocazione turistica e/o enogastronomica, e non fai turismo con un luogo deturpato. Vero anche pensare a dare una nuova qualità urbana, e qui rientrano nel discorso anche quelle emergenze storiche (sia restaurate che in abbandono) che sono un brano interessante della fase post-unitaria, ville e masserie (Pretaroli, Guidetti) frantoi, opifici, strutture di servizio e vecchie botteghe nei pressi della stazione, tutte insistenti sulla statale adriatica e danneggiate da decenni dal carico intenso di traffico, sia materialmente che nella funzione impossibile da risolvere essendo sfortunatamente impraticabili per l’eccessiva vicinanza all’asse viario. 

Quale direzione far prendere alla propria terra? (compromessa ma non nella sua totalità) dilemma che potrebbe orientare le sorti di queste scelte spesso frettolose e dettate dall’opinione pubblica del momento. Si spera sempre di poter progettare il paesaggio e le funzioni di ogni sua parte con la calma e la cautela necessaria, senza spinte impulsive e tendenti ai tagli delle spese. I celebri errori potrebbero portare danni maggiori, sopratutto al tessuto economico della ricettività che forse risulta essere l’unico valore aggiunto che i comuni come questo potrebbero vantare come potenziale attrattivo di questi e dei prossimi anni.

Villa Pretaroli – Silvi