La prima “visita”,
svolta nel primo pomeriggio del 5 marzo da docenti e studenti intirizziti sotto un gelido acquazzone, si è indirizzata dapprima ad una piccola realizzazione nell’ex-cimitero di Montesilvano Colle: traslate le salme, la municipalità ha deciso di trasformare lo spazio resosi libero all’interno dell’antico perimetro murario.
Marco Volpe (con C. Di Gregorio, I. Accili, G, Di Giacomo, M. Trivarelli) ha realizzato una interessante operazione strutturandovi un auditorium all’aperto (tradizione della città adriatica che ha annoverato tra i suoi luoghi più frequentati cinema e teatri “en plein air”): la preesistenza è costituita dal muro di mattoni con inserti di pietra che cinge lo spazio a suo tempo destinato a campo d’inumazione, dai pochi resti di un portico che probabilmente accompagnava l’andamento della cinta muraria.
L’intervento contemporaneo non tenta mai falsificazioni e mimetismi, non ha problemi a dichiararsi sempre come “nuovo”, “altro” dai frammenti antichi, attraverso un uso senza fronzoli del cemento armato a faccia vista, dialogando con la storia con commenti e arricchimenti scambievoli.
Questo procedimento può costituire un insegnamento sulla questione controversa delle occasioni di trasformazione urbana costituite da aree dismesse e da spazi comunque liberi, numerosissime nella città adriatica, che più che salvaguardare deve reinterpretare.
Successivamente abbiamo visitato la piazza realizzata da Marco Volpe per sottolineare la presenza dell’antica Colonnetta, lungo la via Vestina a Montesilvano: la piazza è interamente in pietra Santafiora del viterbese ed è incassata rispetto al piano di campagna per ritrovare una sua unità staccandosi dalla frammentazione individualista delle case che la perimetrano. (Foto di Massimo D’Arcangelo)
Carlo Pozzi
Il recupero di un cimitero deve essere veramente un interessante tema… Stavo pensando al fatto che è all’aperto, però certo che non deve essere poi un dogma chiudere gli spazi, soprattutto in zone con preesistenze…
no in effetti non è esattamente un obbligo, anche perchè ne viene fatto un uso prettamente estivo!
cmq mi diceva il progettista, che l’amministrazione comunale insiste per voler realizzare la copertura…ho ammirato moltissimo la sua onestà nel convincerli della non necessità dell’intervento anche se questo significa un mancato guadagno e il rischio che venga affidato a qualcun’altro (con evidenti problemi di coerenza compositiva)!
credimi è confortante sapere che in questo mestiere ci sono persone capaci e integre!
bene! questo lo differenzia anche da altri che forse hanno messo al primo posto il proprio ego,qui la preesistenza la fa quasi da protagonista assieme al paesaggio circostante…spesso ormai i piccoli interventi sono paradossalmente i più grandi perchè decidono di non “fottere” il contesto
a me pare un posto triste. sara’ la giornata uggiosa della foto
ma non credete che ci abbiano messo troppo cemento qui?
non potevano piantare altri alberi affilati a quello gia esistente invece di arrivare con le panche fino al limite finale?
e perche’ invece del cemento armato non hanno scelto altro materiale piu’ consono con quello che era gia esistente? io ci vedevo il limestone (non so come si dice in italiano, una pietra biancastra calcarea, tipo il travertino, ma non lavorato) peccato che abbiano cosi sigillato. dalla prima foto la vista sembrava bella.
bhe si le foto fanno tanto:) però non lo vedo cosi malvagio…si il cemento è sempre il cemento,magari sarà stata anche una necessità finanziaria conoscendo le vicende politiche non lontane nel passato a montesilvano..l’obiettivo è creare una sorta di centralità (piccola grande aperta chiusa…) in un posto che non ne ha,ma l’impresa è ardua!
…trovo lodevole la scelta dei nomi “locali”, anche così diversi tra loro.
Mi ha colpito anche l’attenzione alle ultime architetture di Ettore de Lellis, “pescaranuova” (non è ancora ultimata) ma anche “campo dei fiori”…,
o anche Leo Medori (esastudio) che non a caso insegna a Firenze…,fuori dai clamori da rivista patinata, riesce silenziosamente a costruire con la passione che a pochi ormai è rimasta o che “altri” locali ormai riversano solo per l’attività da “ufficio stampa”.
Continuerò a seguire i vostri report dalle visite.