Tanti soldi e tanta energia per costruire un ramo importante della futura ciclabile adriatica, buttati al vento da quello che usualmente viene chiamato cesso, purtroppo non ci sono termini migliori. Una deturpazione progettata a regola d’arte, che guarda il mare, mentre sul percorso verde sono ancora superstiti le storiche case cantoniere in via di abbandono e distruzione.

Questo scempio, a quanto pare, potrebbe essere l’allarme di un altro pasticcio, ovvero la regolamentazione di bancarelle, strutture provvisorie (?) e altri oggetti buttati alla rinfusa, senza un progetto degno di essere chiamato tale, uno schema rispettoso del paesaggio e con un minimo di buon senso e (non ultimo) senza considerare il coinvolgimento delle università, di progettisti che lavorano in campo internazionale e hanno particolare cura del “progetto pubblico” , oppure di attivare dei contest appositi.

Dispiace non aver potuto fermare prima la realizzazione già dalla fase progettuale, è necessaria però una posizione diversa da parte della Provincia di Chieti. Parliamo di un grande investimento per il turismo ed una risorsa per il futuro della nostra regione, già colpita come tutti da un’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio gran parte delle piccole attività locali. La via verde merita maggiore sensibilità, serietà e buon senso.